Pagina:Commedia - Inferno (Tommaseo).djvu/439

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CANTO XXVI. 303 41. Li miei compagni fec' io sì acuti, Con questa orazion picciola, al cammino, Che appena, poscia, gli avrei ritenuti. 42. E, vòlta nostra poppa nei mattino, De' remi facemmo ale al folle volo. Sempre acquistando del lato mancino. 43. Tutte le stelle già dell' altro polo Vedea, la notte, e' 1 nostro, tanto basso Che non surgeva fuor del marin suolo. 44. Cinque volte racceso, e tante casso Lo lume era di sotto dalla luna Poi eh' entrati eravam nell' alto passo : e più s'ppre^sano ad una certa infi- nità Però V inimateri ^lità <ìeir ente é la ragione dell' evser lui conoscen- te. Onde nel II delV \.ii\mii airefi elle le piante non conoscono perche ma- ttriali : il >eftAO econoscUico «n quan- to rice>:e In >peie senza materia, e V intelletto ancor più cono ^cente per- ché piii s^»? >nio dati » materia, come è detto ttet IlIdeW Anima. 4.1. (L) Acuii: vo'2li'isi. (SD Acuti: Acuire per inro- gliare, JEn , VII: Quim Juno hit acatt ve>bis. G^'0^e , IV: Auaitique lupos acwmt b'ilitibus agni. 43 (L» Mattino: verso levante. — Acqui<tan'to : s\ m^i\6o (SL»A^e/ Gpoto;.. h\ : Ore omnei ver<ae in Zephijium. — Volo H irat.. Eijod. XVI: Eiru<ca praeter et vo- late litlora .Eli., Ili: V>lf>rum pan- dimus alas. Pri'p., lib àV, Elee , VI: Ctasxis centenis rerrtioet ali* JEn.. Ili: Pelagoqìie vulamui. E l' inverso... re- rnigio nlnmm (^En. I). — Acquietan- do Purp:., IV : Par su al monte die- tra me acquista (F) M.ncino, [.\nt J II Poeta fa- cenio ?:inccrpré Uliss^i alle viste del monte de' Pur^storio, supposto sotto il meridiano di Gf^rusalpunue, biso- gnava semiire t^ntT la sini-tra, chi movesse da Gibilterra, fine appoggiar sempre a levante, quanto comporta- vano le coste occidentali dell' Africa, per riguadagnar la distanza che se- para le Colonne d'Ercole da Geru- salemme. E cosi viene a dirci anco la direzione di ostro levante, che do- vevano aver quelle coste, acciocché, secondandole, si avanzasse sempre a mancina. Quante cose in un verso! 43. (L) Pale: antartico.— Vedea io. — Noslia: ariico. (SLi Snolo Virgilio del mare: Sub Ir ah'.tui que solum (iEn., V). (F) Talte [vili] Viene a dirci con mirabile esattezza astronomica, che Ulisse era ffin^ito alla lineaequi- noziaie, cioè'iir Equatore; ove alcuno trovandosi avrt-bne ambedue i poli della sfera sull'orizzonte. C»t>ì ci de- scrive le parvenze astronomiche, che dovrebbe incontrape chi da' nostri paesi s' indirizzasse agli antipodi no- stri , in virtù di qui^lla situazione della sfera che appellasi retta- 44 (L) Cinque: cinque mesi dal nostro partire da Gades. — Casso: spento, (Sf.) Racceso. Inf. , X. Casso £n.. II: Lnitiine cas^nnt. (F) Di .sotto. [Ant.] A denotare i cinque m- si di navisazione d' Ulisse, doiio uscito dal nostro mare, ricorre alla fase del plendunio: e, da vero astronomo, accenna alfa parte luna- re ove t»a !uo/o il raccendimento, ci» è Ih parte che il nostro Satellite tien sempre volta alla terra. Senza tale determ.nazione, non noteva stare l'imigine del riaccenderai, giacché, rispetto al Sole che sempre la illu- mina, la luna è sempre accesa, tran- ne i casi d'ecclissi lunar