Pagina:Commedia - Paradiso (Buti).djvu/104

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cioè disse Piccarda a me Dante, alla cui norma; cioè a la regola della quale, Nel vostro mondo; ecco che dice a Dante nel vostro mondo a differenzia del suo 1, giù; a significare che è basso quanto al luogo, e quanto alla nobilità per rispetto del suo, si veste e vela; cioè si piglia vestimento et adornamento e velamento, come si vestono e velano le monache di santa Chiara 2; ecco la cagione: Perchè; cioè acciò che, sin al morir; cioè infine alla morte, si vegghi o dorma; cioè sempre si viva o dormendo o vegghiando, Con quello sposo; cioè con Cristo, ch’ogni voto accetta; cioè lo quale accetta ongni voto 3, Che; cioè lo quale voto, carità conforma; cioè fa conforme e concordevile, al suo piacer; cioè di Cristo. Ecco che dichiara quali voti sono quelli che piacciono a Dio e che Iddio accetta; cioè quelli che procedono da carità e conformansi colla sua voluntà e col suo piacere. Dal mondo, per seguirla; cioè la donna detta di sopra, cioè santa Chiara, giovinetta; cioè io Piccarda, che era ancora giovinetta, Fuggi’mi; ecco come dice che fuggì dal mondo a la religione del monasterio, e nel suo abito m’inchiusi; cioè io Piccarda fecimi monaca e presi l’abito di santa Chiara 4, E promissi la via della sua setta; e per questo dimostra che facesse professione nel monasterio, di po’ la quale non è licito ai religiosi d’uscire della religione, e sono apostate 5 quando n’escono poi. Omini poi; cioè poi ch’io ebbi fatto la mia professione, nella quale si conferma lo patto fatto con Dio, usi al mal più che al ben: li omini scellerati sono quelli che non si fanno coscienzia di rapire li religiosi de le religioni, Fuor mi rapitten; cioè 6 me Piccarda, della dolce chiostra; cioè del chiostro e de la clausura del monasterio che era dolce a me, che mi contentava di vivere in religione, et è dolce ad ongni animo ben disposto. Dio lo si sa; cioè Iddio, al quale niuna cosa si può appiattare, sa questo; cioè, qual poi; cioè ch’io fui rapita del monasterio, mia vita fùsi; cioè come fatta fu la vita mia. E per questo vuole dare ad intendere l’autore che la vita sua fu poi onesta e buona appresso la vita religiosa.

C. III — v. 109-120. In questi quattro ternari lo nostro autore finge come Piccarda, continuando lo suo parlare, li manifestò un’altro beato spirito che li era allato, che per simile modo fu rapito del monasterio e ridutto al mondo, e questo fu secondo che alquanti ànno scritto; ma lo testo dimosra che no, Gostanza de la casa di

  1. C. M. del suo: lo nostro è temporale; e lo suo è eterno, giù;
  2. C. M. Chiara; ecco la religione nella quale ella fu, Perché;
  3. C. M. voto che non sia fuor della catolica Chiesa o che non sia stolto, e però dice, Che;
  4. C. M. Chiara; mi chiusi nel suo monasterio,
  5. Apostate; dal singolare apostata, come idolatre, omicide da idolatra, omicida. E.
  6. C. M. cioè tolsen per forza me