Pagina:Commedia - Paradiso (Buti).djvu/289

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c a n t o   ix. 277   

46Ma tosto fia che Padova al palude
     Cangerà l’acqua, che Vincenzia bagna1
     Per esser al dover le genti crude.
49E là ve Sile e Cagna s’ accompagna,2
     Tal signoreggia e va co la testa alta,
     Che già per lui carpir si fa la ragna.
52Piangerà Feltro ancora la diffalta
     Dell’ empio suo pastor, che serà sconcia3
     Sì, che per simil non s’ intrò in Malta.
55Troppo sarebbe larga la bigoncia,
     Che ricevesse il sangue ferrarese,
     E stanco chi ’l pesasse ad oncia ad oncia,
58Che donerà questo prete cortese,
     Per mostrarsi di parte; e cotai doni
     Conformi fieno al viver del paese.4
61Su sono specchi, voi dicete Troni,5
     Onde rifulge a noi Dio iudicante,
     Sì che questi parlar ne paion buoni.
64Qui si tacette, e fecemi sembiante,
     Che fosse ad altro volta, per la rota,6
     In che si mise, com’era davante.
67L’altra letizia, che m’era già nota,
     Preclara cosa mi si fece in vista,7
     Qual fin balascio, in che lo Sol percuota.8
70Per letizia lassù fulgor s’acquista,
     Sì come riso qui; ma giù s’ abbuia
     L’ombra di fuor, come la mente trista.9

  1. v. 47. C. A. che Vicenza
  2. v. 49. C. A. E dove Sile fosen e Cagnan
  3. v. 53. C. A. che s’era
  4. v. 60. Fieno; saranno, dal futuro latino fient. E.
  5. v. 61. Dicete; dall’infinito dicere. E.
  6. v. 65. C. A. ad altro attesa,
  7. v. 68. C. A. Per cara cosa
  8. v. 69. C. A. il Sol percota.
  9. v. 73. C.A. è trista.