Pagina:Commedia - Paradiso (Buti).djvu/299

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dentro da sè li detti due fiumi, Nè per esser battuta; cioè da Dio colle tribulazioni, ancor si pente; cioè del suo mal fare. Ma tosto fia; ecco che l’autore finge che la detta anima predìca di quel che debbe venire, dicendo: Ma tosto serà, cioè tutto questo, che Padova; questa è città che confina co la Marca trivigiana c con Trivigi e con Venezia, al palude; cioè al pantano, Cangerà l’acqua; cambierà l’acqua che di bianca la farà diventare sanguinosa, perchè vi seranno morti li suo’ cittadini, che; cioè la quale acqua, Vincenzia; questa è una città di Lombardia, bagna; cioè che corre a Vincenzia, Per esser al dover le genti crude; ecco che assegna la cagione poiché, cioè perchè le genti sono dure in quella contrada al dovere, cioè a far quel che si debbe. Ecco che predice che nascerà discordia tra li Padovani e Vincentini, che li Padovani saranno sconfitti a quella palude, unde esce l’acqua che va a Vincenzia: questo fu inanzi che l’autore scrivesse questo; ma fu poi che ’l 1300 e però finge che li sia preditto quello che avea veduto. E là ve; cioè in quel luogo nel quale, Sile; questo è fiume nel trivigiano, e Cagna; questo è un altro fiume che si coniunge con Sile, s’accompagna: imperò che l’uno si coniunge coll’altro in sul trivigiano et escono del monte Appennino, Tal signoreggia; questi è messer Ricciardo 1 da Camino che signoreggiava Trivigi, lo quale fu preso da’ Padovani e perdette Trivigi; e però finge l’autore che madonna Cunisa lo dica innanti; ma l’autore l’avea veduto innanti che venisse a questo punto, e va co la testa alta: imperò che è signore, Che già per lui carpir; cioè lui pigliare, si fa la ragna; si fa rete: imperò che già s’ordinava di pigliarlo e torgli Trivigi. Queste sono istorie nostrati 2 che non si truovano scritte da autori, e però io l’ò cavate brevemente com’io ò potuto comprendere per lo testo, e com’io l’òne trovato scritte da altrui, le quali l’autore àe finto che le dica madonna Cunisa che era stata della Marca trivigiana, cioè di Romano, grande donna e vissuta nel mondo inamorata sotto la influenzia di Venus come fu detto di sopra. E così finge che ella si stendesse anco a dire delle condizioni della detta Marca trivigiana, come appare nella parte che seguita dicendo.

C. IX — v. 52-66. In questi cinque ternari lo nostro autore finge che quello spirito beato àe introdutto a parlare di sopra, cioè Cunisa, seguiti ancora lo suo pronosticamento delle soprascritte parti o massimamente d’una città che si chiama Feltro; ne la quale città fu uno vescovo che ebbe nome Alessandro che commisse uno peccato molto scelerato: imperò che questo vescovo prese quelli da Fontana che erano fuggiti da Ferrara per paura dei marchesi da

  1. C. M. Pizardo
  2. Nostrati; nostrali, dal latino nostras, atis. E.
   Par. T. III. 19