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[v. 58-72] | c o m m e n t o | 473 |
Pura; cioè senza mesculamento di nuovi cittadini vediasi; si vedeva la cittadinanza di Fiorenza, nell’ultimo artista; cioè infine alli ultimi artefici che v’erano: allora erano tutti cittadini fiorentini de la città; e dice nell’ultimo artista, quasi dica: Non che nei gentili uomini e grandi popolari; ma ancora nelli infimi artefici non era mescolanza nessuna a quel tempo di contadini. O quanto; e perchè la mescolanza àe fatto mala pruova, però finge l’autore ch’elli esclami: O quanto fora; cioè sarebbe, mellio; cioè per la città di Fiorenza, esser vicine; cioè a la città di Fiorenza, Quelle genti che io dico; cioè Gampigiani, Certaldini e Feghinesi, et al Galluzzo; questo è uno luogo presso a Fiorenza, Et a Trespiano; anco questo è luogo presso a Fiorenza nel contado, aver nostro confine; cioè confinare nel contado et aver lo contado per vicino, innanti che averlo per contado e avere sì fatti cittadini dentro, chenti sono stati del contado, che, benchè nomini pure quelli tre, intende tutto lo contado, che Fiorenza fu nel principio di Romani cittadinata e poi di Fiesolani, e questi feceno buona città; ma poi li contadini meschiati coi cittadini guastorno la cittadinanza e li buoni costumi; e però dice: Ch’averli dentro; cioè ne la città sì fatti cittadini, venuti del contado, e sostener lo puzzo; cioè lo fastidio, la superbia e lo male costume, Del villan da Gullion; questo fu messer Baldo da Gullione, lo quale al tempo de l’autore minacciava ogni uno e tiranneggiava ne la città, di quel da Signa; questo fu messer Fazio da Signa, che anco tiranneggiava la città e rivendeva le grazie e l’offici del comune, Che già per barattar à l’occhio aguzzo! Dell’uno e dell’altro intende, che rivendevano le grazie e li offici del comune: infine al tempo, che l’autore finse d’avere questa visione, erano acuti a barattare lo comune. Seguita.
C. XVI — v. 58-72. In questi cinque ternari lo nostro autore finge come messer Cacciaguida, continuando lo suo parlare, dimostra come erano mellio quelli pochi, che quelli d’ora che sono assai; et unde è proceduta la confusione de la cittadinanza di Fiorenza; et al fine conchiude che tal confusione è cagione del guastamente de le cittadi, dicendo cos Se la gente ch’al mondo più traligna; questi sono li cherici de la santa Chiesa, cioè papi, cardinali, vescovi et arcivescovi che governano la santa Chiesa, li quali più stralignano da loro principio che gente che sia: imperò che loro principio fu santo: imperò che santo Piero e li Apostoli e li Discepoli furno tutti santi e spirituali, e questi che sono ora prelati sono fatti come noi sappiamo, sicchè ben si può dire, tralignino 1 che li altri Non fusse
- ↑ C. M. tralignino più che li altri: tralignare è prendere natura d’altro peggiore legno, e non seguire la sua pianta buona, Non fusse