Pagina:Commedia - Paradiso (Buti).djvu/62

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     50 p a r a d i s o   i i. [v. 46-57]   

Divino umanato, si vedrà ciò che tenem; cioè che tegnamo noi cristiani, per fede; cioè che ordiniamo, come dimanda la nostra fede: che cosa sia fede fu di sopra ne la precedente cantica, Non dimostrato; cioè per ragione filosofica, ma fia per sè noto; cioè per sè medesimo manifesto quello, che ora noi crediamo, A guisa; cioè a similitudine, del ver primo; cioè delle proposizioni prime che sono verissime, che lo Filosofo le chiama massime, sì come questa: Ogni tutto è maggiore che la sua parte, che; cioè lo quale primo vero, l’om vede: cioè per sè medesimo sensa altra dimostrazione; e per questo vuol dire: Se l’uomo delle cose sopra natura si meraviglia, perchè la ragione umana non vi giunge e desidera di vedere le sue cagioni, maggiormente doverebbe desiderare di vedere l’essenzia divina iunta co l’umana che è la beatitudine de l’omo, nella quale riluceno e vedonsi le cagioni di tutte le cose chiaramente, alla quale non può montare l’uomo se non colle virtù; dunqua tutto lo desiderio dell’uomo doverebbe essere acceso alle virtù.

C. II — v. 46-57. In questi quattro ternari, perchè di sopra àe posto lo nostro autore l’esortazione che Beatrice li fece del ringraziare Iddio, che l’aveva levato suso al globo 1 della Luna e rimoto dalle cose del mondo, ora finge come elli lo ringraziò pienamente e come mosse dubbio a Beatrice; cioè che sono l’ombre che appaiano nello corpo della Luna, e come Beatrice riprende la sua ammirazione, dicendo così: Io; cioè Dante, rispuosi; all’esortazione fatta a Beatrice: Madonna, sì divoto; cioè io Dante, Com’esser posso più; a Dio, s’intende, ringrazio Lui; cioè Iddio, Lo qual; cioè Iddio, dal mortal mondo; differenzia dell’altro mondo ch’è vitale, àe adiunto a questo mortale, m’à rimoto; cioè àe rimosso me Dante da questo mondo mortale et ingannevile col pensieri, et àmi messo col pensieri al mondo queto 2; e per questo si dimostra che Iddio si dè ringraziare dei benifici ch’elli ci concede. E fatta la ringraziazione, muove dubbio dicendo: Ma ditemi; cioè voi, madonna Beatrice, che son li segni bui; cioè oscuri e neri, Di questo corpo; cioè lunare, cioè quelle tre ombre che si vedono nella Luna, che; cioè’ le quali, là giù in terra; cioè in questo mondo, Fan di Cain favoleggiar altrui; cioè dire la fizione de’ vulgari che diceno che quelle ombre sono Cain 3, che sta nella Luna in su uno fascio di pruni? Favoleggiare è dire le favole, le quali o sono composite della cosa vera, che sia cosa vera narrando per altro modo che non è, o della cosa falsa fingendola essere vera. Et aggiugne la risposta che fece Beatrice al suo dubbio; nella quale risposta Beatrice si fa beffe delli omini sensi-

  1. C. M. al corpo della Luna
  2. C. M. mondo perpetuo, e per questo
  3. Col Magliab. si è supplito da - Cain - a - vera narrando. E.