Pagina:Commedia - Paradiso (Buti).djvu/648

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minciasi quine: Io sono amor ec.; nella quarta parte finge come poi vidde montare dopo Cristo la Vergine Maria e li beati suso a la nona spera, et incominciasi quine: Lo real manto ec.; nella quinta parte finge come li Angeli, che scesono giuso ad onorare e laudare la Vergine Maria, ritornorno in giuso poi ch’ella fu ita in suso e come molti spiriti rimaseno quine, et incominciasi quine: Indi rimaser ec. Divisa la lezione, ora è da vedere lo testo coll’allegorica e morale esposizione.

C. XXIII — v. 70-87. In questi sei ternari lo nostro autore finge com’elli, ammonito da Beatrice, ragguardò la Vergine Maria e la compagnia dei santi che erano rimasi con lei, dicendo così: Perchè la faccia mia; dice a Dante Beatrice, dimandando per che cagione la faccia di me Beatrice, sì t’innamora; cioè sì innamora te Dante, Che tu; cioè Dante, non ti rivolgi; cioè non rivolgi te a guardare, al bel giardino; cioè la congregazione dei beati, che erano come fiori in uno giardino, Che; cioè lo quale giardino, sotto i raggi di Cristo s’infiora; cioè diventa, come fiori, bello sotto li raggi che Cristo sparge et infunde sopra loro? Finge l’autore Cristo, stante più alto come uno Sole, spargesse et infundesse li suoi raggi sopra li beati: e come lo Sole fa aprire et ulimire li fiori; così li raggi di Cristo, che sono le grazie e li ardori della carità che sparge sopra li beati, fa gloriosi li beati. Quivi; cioè in quello luogo, è la rosa; cioè la Vergine Maria bella, pura et ulimosa più che la rosa, in che; cioè nella quale, il Verbo Divino; cioè lo Figliuolo d’Iddio, Carne si fece; cioè prese carne umana, quivi; cioè in quel luogo, son li gilli; cioè li santi Apostoli e Dottori e tutti li beati, Al cui odor; cioè all’ulimento dei quali, cioè a le virtuose opere dei quali, s’aperse ’l buon cammino; cioè lo cammino di vita eterna. Così; cioè come io 1 òne scritto, Beatrice; disse, s’intende, et io; cioè Dante, ch’a’ suoi consilli; cioè lo quale ai consilli di Beatrice, Tutto era pronto; cioè sollicito et apparecchiato, ancora mi rendei; cioè ancora rendei me, A la battallia dei debili cilli; cioè a fare combattere li miei debili occhi, e non potenti sostenere lo splendore di Cristo col detto splendore, quasi dica: Io di capo mi volsi a ragguardare in verso la parte, dove Cristo s’era rappresentato a la mia fantasia, benché con tanto splendore che la mia mente vinta diede luogo et uscitte di sè. Et ora induce una similitudine, per dimostrare come elli vidde la congregazione dei beati co la Vergine Maria, dicendo: Come li occhi miei; cioè di me Dante, coperti d’ombra: imperò che quine, dove io sono stato, è stato ombra e non splendore, Vidder già; cioè viddeno già

  1. C. M. io Dante abbo scritto,