Pagina:Commedia - Paradiso (Buti).djvu/688

Da Wikisource.
     676 p a r a d i s o   x x v . [v. 64-78]

di tutti li fideli cristiani, che sono nel mondo che tuttavia combatteno col mondo, col dimonio e co la carne, e però si chiama militante— , alcun figliuolo; cioè alcuno suo suddito: li cristiani si diceno figliuoli della santa Chiesa, et ella è detta madre, Non à con più speranza; cioè che Dante, com’è scritto; cioè come si vede scritto, Nel Sol; cioè in Dio, che raggia tutto ’l nostro stuolo; cioè infonde li suoi raggi sopra tutta 1 la terrena congregazione. Però li è conceduto; cioè a Dante, che d’Egitto; cioè del mondo pieno di peccati, Vegna’n Ierusalem; ch’è interpretata visione di pace, che significa vita eterna, per vedere; cioè la beata vita, Anzi che’l militar; cioè lo vivere: imperò che, mentre che viviamo, militiamo, li sia prescritto; cioè li sia tolto, che si toglie nella morte, è però vuole dire inanzi ch’elli muoia; e moralmente s’intende che gli è conceduto dipartirsi dal peccato e venire a la virtù. Li altri du’ punti; cioè che cosa è speranza et unde li venne, che; cioè li quali due punti, Son dimandati; cioè a Dante, non per sapere: imperò tu, santo padre, li sai, ma perchè rapporti; cioè giuso nel mondo, Quanto questa virtù; cioè della speranza, t’è; cioè è a te santo Iacopo, in piacere; cioè quanto ella ti piace, A lui; cioè a Dante, lasc’io; cioè io Beatrice: chè non li saran forti; cioè imperò che a lui non saranno forti a rispondere, Nè di iattanza; cioè di vantamento, come sarebbe stato quello a che io rispuosi. et elli; cioè Dante, a ciò; cioè a quelli due dubbi, risponda; colla sua bocca, E la grazia di Dio ciò li comporti; cioè li conceda ciò, cioè lo 2 rispondere.

C.XXV — v. 64-78. In questi cinque ternari lo nostro autore finge com’elli rispuose a li altri due dubbi in questa forma, ponendo la similitudine del discepulo, dicendo così: Come ’l discente; cioè lo discepolo, ch’al dottor segonda; cioè lo quale risponde al dottore suo; segondare è rispondere, Pronto e libente; cioè sollicito et apparecchiato e volontaroso, in quel, ch’elli è esperto; cioè in quello, di che egli àe esperienzia, Perchè la sua bontà si disnasconda; cioè a ciò che la sua bontà si palesi. Spene; cioè speranza, diss’io; cioè dissi io Dante, è uno attender certo Di gloria futura; cioè è una fermezza della gloria di vita eterna et uno certo aspettamento, il qual; cioè attender, produce Grazia divina; ecco ch’è risposto prima al primo dimando, cioè che cosa è speranza, siccome appare quando dice: Spene, diss’io. Risponde poi al secondo dimando, dicendo che questo attendere produce grazia divina: imperò che da Dio viene, e precedente merto; e merito che è ito inanzi; e questo dice, a differenzia de la grazia preveniente che si chiama gratum faciens, che quella

  1. C. M. tutta la nostra congregazione
  2. C. M. li conceda lo sapere rispondere