Pagina:Commedia - Paradiso (Buti).djvu/755

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sto finge l’autore: imperò che, secondo ragione naturale, questo non si può vedere; ma per ragione teologica sì, e però prega Beatrice che gliel dichiari.

C. XXVIII. — v. 58-79. In questi sette ternari lo nostro autore finge come Beatrice rispuose al suo dubbio; ma prima disse la cagione, per che a lui era malagevile, cioè la negligenzia dello studio, dicendo cosi: Se li tuoi diti; cioè di te Dante, non sono a tal nodo Sofficienti; cioò bastevili a sciolgere tale nodo, cioè tale difficultà e malagevilezza di dubbio; e parla al suo modo usato, usando permutazione, ponendo li diti per lo ingegno, e lo nodo per la malagevilezza del dubbio, cioè: Se ’l tuo ingegno non è bastevile a sciolgere questo dubbio, non è meraviglia; et assegna la cagione, per che, cioè per la negligenzia de lo studiare e cercare la verità, dicendo: Tanto per non tentare; cioè 1 per non cercare di sciolgerlo, è fatto sodo: lo nodo della fune, quando sta grande tempo che non si sciolge, o che non s’allenti, tuttavia rassoda; e così lo dubbio delle cose intellettuali, quando non si cerca co lo studio de la scienzia a trovare la verità, diventa più forte l’un di’ che l’altro. Così la donna mia; cioè così disse Beatrice, come detto è, poi; cioè dopo le dette parole, disse; cioè Beatrice a me Dante: Piglia Ciò ch’io ti dicerò 2; cioè quello, che io Beatrice dirò a te Dante, a dichiaragione del tuo dubbio, se vuoi saziarti; cioè se vuoi saziare lo tuo desiderio, che è di sapere come risponde l’esemplo a l’esemplare, Et intorno da esso t’assottiglia; cioè tu, Dante, assottiglia lo ingegno tuo intorno a quello che io ti dirò. Li cerchi corporal; cioè de’cieli, che sono corpi, sono ampi: cioè grandi, et arti 3; cioè piccoli e stretti, Secondo ’l più e ’l meri della virtute; cioè secondo la quantità della virtù, ch’elli ànno; e però dice: Che; cioè la qual virtù, si distende per tutte lor parti: imperò che li corpi celesti ànno virtù, la quale influeno 4 giuso ne li elementi e nelle cose elementate; la quale virtù è messa in essi da Dio per mezzo delli Angeli. Maggior bontà; cioè quello cielo, che à maggior virtù, vuole fare maggiore influenzia e maggiore effetto ne li elementi e ne le cose elementate; e però dice: vuol far maggior salute; cioè che maggiore effetto di salute fa la grande virtù, che la piccola. Maggior salute maggior corpo cape; cioè maggior corpo contiene maggior salute: imperò che nelle cose corporali maggiore effetto fa lo corpo grande che lo piccolo, se non rimanesse già per mancamento delle sue parti; e però adiunge: S’elli à le parti equal-

  1. C. M. cioè tanto è fatto insolubile e malagevile, per non cercare
  2. Dicerò, conformazione primigenia dall’infinito dicere. E.
  3. Arto, giusta l’artus latino, che pure significa stretto. E.
  4. Influeno, da influere della seconda coniugazione, ed ora più usitato nella terza. E.