Pagina:Commedia - Paradiso (Buti).djvu/798

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mezzo che viene sopra li capi nostri, profondo; cioè alto, secondo che lo Grammatico dice che alto viene a dire profondo, e così profondo per lo contrario viene a dire alto-, a noi; cioè a noi uomini, che abitiamo nella terra, Comincia a farsi tal; cioè sì fatto colore, ch’alcuna stella; cioè di quelle, che prima si vedeno, Perde ’l parere; cioè perde la sua apparenzia, infine a questo fondo; cioè che non appare e non si vede insin quaggiù, cioè in terra dove noi siamo, siccome nel fondo, l’ora sesta; cioè la prima ora del di’, che sarà sesta quando lo Sole serà tanto montato, che vegna al punto che si chiama ora sesta, ci ferve; cioè ci risplende e scalda noi, che siamo in questo emisperio, di lontano; cioè di lungi da noi, forse millia sei milia: imperò che sei ore, o inde circa, àe a passare innanzi che sia sesta; e per questo appare che à a circuire della terra sei milia milliaia, e questo mondo; cioè nel quale io Dante era, quando scrissi questo, China giù l’ombra; cioè de la notte, quasi a l’erto piano: imperò che, quando lo di’ appare da l’oriente, l’ombra descende dall’occidente. Et a mostrare la sua intenzione per la similitudine procede anco più innanti, dicendo: E come vien la chiarissima ancella; cioè altresì tosto come viene l’aurora, che si chiama serva et ancilla del Sole: però ch’ella viene innanti et annunzia lo Sole, Del Sol; ecco che nomina di cui ella è ancella, più oltre; cioè quanto più s’appressa a noi, così ’l Ciel; stellifero, s’intende, si chiude; cioè parsi chiudere, come se appiattasse dentro da sè le stelle; e questo non è così: imperò ch’elle sono nel cielo, come s’erano prima; ma non si vedeno per la grande luce del Sole, che fa sparere lo loro piccolo lume, Di vista; cioè d’apparenzia di stella, in vista; cioè in apparenzia di stella, in fin a la più bella; cioè delle stelle: imperò che tutte sparisceno; ma prima quella che à meno lume, e poi quella che n’à più. Ora viene la lettera a la similitudine, che l’autore intende di dimostrare; e però àe fatto la discrizione del tempo detta di sopra, dicendo: Non altramente; che detto sia di sopra delle stelle, il triunfo; cioè delli Agnoli, Che; cioè lo quale, lude; cioè giuoca girando, Sempre dintorno al punto; cioè della luce, della quale fu detto di sopra, che; cioè la qual luce, mi vinse; cioè vinse la vista di me Dante, Parendo inchiuso; cioè lo detto punto, da quel; cioè dalle gerarcie delli Angeli, ch’elli; cioè le quali elii, cioè esso punto che mostrava e significava la Deità, inchiude 1; cioè dentro da sè, nella sua potenzia, sapienzia e bontà:

  1. Simbolo dell’infinito. La mente nostra, pensando l’infinito, pare che lo inchiuda e siane il contenente; ma non è vero: perocchè essa ne è contenuta, ed appunto perchè nol contiene, l’infinito è incomprensibile. Il sovrintelligibile à luogo, quando l’intelligibile non può capire nell’intelligente. V. Gioberti, Protologia, Vol. I. E.