[v. 118-129] |
c o m m e n t o |
799 |
uno dubbio che si potrebbe muovere; e che Beatrice lo, tirò nel mezzo, acciò che vedesse mellio, e mostrolli lo tutto, dicendo così: La vista mia; cioè lo vedere di me Dante, nell’ampio; cioè nella larghezza, che era inestimabile, e ne l’altezza; cioè della detta congregazione de’ beati, che era immensa, Non si smarriva; cioè non si perdeva; ma bastava a vedere tutto; e però dice: ma tutto prendeva Il quanto; cioè comprendeva tutta la quantità, e ’l quale; cioè tutta la qualità, di quella allegrezza; cioè di quella beatitudine. Presso e lontano; ora tollie uno dubbio che si potrebbe fare, et è figura di Grammatica, che si chiama antipofora; potrebbe altri dire: Come potevi tu, Dante, comprendere tutta la quantità e qualità de le sedie de’ beati, che è senza misura e senza numero? Risponde che prossimità e lunghezza, lì; cioè in quello luogo di vita eterna, nè pon, nè leva; cioè nè prossimità pone a mellio vedere, nè lunghezza leva dal potere vedere; et assegna la cagione: Chè; cioè imperò che, dove Iddio senza mezzo governa; cioè in quello luogo, nel quale Iddio governa per sè medesimo, e non per altro mezzo, sì come governa lo paradiso senza mezzo nessuno: imperò ch’elli è quelli che beatifica li santi e non altri; lo mondo Iddio governa, siccome prima cagione co le cagioni seconde, sicchè nel cielo empireo, che è governato da Dio senza mezzo, La legge natural nulla rileva; cioè là legge della natura niente vi vale. E questo dice, per dichiarare lo dubbio detto di sopra; cioè che tanto è quine essere presso quanto da lunga, e tanto essere basso quanto alto: imperò che, così à la sua beatitudine chi è in bassa sedia, come colui ch’è in alta, e così colui che è da lunga, come colui che è da presso; e così dà ad intendere che la beatitudine è pari ad ognuno. Ma potrebbe alcuno dubitare e dire: S’ella è pari, a che diceno li Dottori che vi sono sedie più alle l’una che l’altra, e più presso l’una che l’altra? E così à figurato l’autore, et anco disse Cristo: In domo Patris mei mansiones multae sunt. A che si può rispondere che la diversità è secondo li meriti; ma non secondo lo premio: imperò che ’l premio è uno, come elli dice che è uno smisurato lume, del quale tutti li beati s’illuminauo parimente, ciascuno quanto in lui ne cape, benchè uno sia di maggiore capacità che un altro; sicchè la parità è da la parte del premio e da la parte del contentamento de’ beati, che ciascuno è contento sicchè non desidera più, benchè l’uno beato ne riceva più che l’altro. E però à detto l’autore che lo suo vedere così vedeva l’alto, come il basso, e quel da lunga come quello da presso; et adiunge che niente di meno Beatrice lo tirò nel mezzo di queste sedie giù nel basso dove era lo lume, che illuminava tutti li beati; lo quale lume descendeva da Dio, che àe figurato di sopra essere