Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/117

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canto

VI. 107

Con occhio chiaro e con affetto puro; 87 Che la viva giustizia che mi spira, Gli concedette, in mano a quel ch’ io dico, Gloria di far vendetta alla sua ira. 90 Or qui 1’ ammira in ciò ch’ io ti replico: Poscia con Tito a far vendetta corse Della vendetta del peccato antico. 93 E quando il dente Longobardo morse La santa Chiesa, sotto alle sue ali Carlo Magno vincendo la soccorse. 96 Ornai puoi giudicar di que’ cotali Ch’ io accusai di sopra, e dei br falli, Che son cagion di tutti i vostri mali. 99 L’ uno al pubblico segno i gigli gialli Oppone, e I’ altro appropria quello a parte, Sì ch’è forte a veder qual più si falli. 10 Faccian gli Ghibellin, faccian br arte Sotto altro segno; chè mal segue quello Sempre chi la giustizia e lui diparte: 105 E non 1’ abbatta esto Carlo novello Co’ Guelfi suoi, ma tema degli artigli Che a più alto leon trasser lo vello. 108 Molte fiate già piansero i figli Per la colpa del padre; e non si creda, Che Dio trasmuti 1’ armi per suoi gigli. 111 Questa picciola stella si correda Dei buoni spirti che son stati attivi, Perché onore e fama gli succeda: 114 E quando li desiri poggian quivi Sì disviando, pur convien che i raggi Del vero amore in su poggil) men vivi, I 17