Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/121

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canto

VI. 111

di Cristo mi drizzo con le parole sancte mi convertì alla vera credenza con sante parole: io li credetti e veggio hora chiaro che va sua fede era io mi persuasi, e (rovo ora in fatto vera la sua credenza 8i come tu vedi ogni contradditione e falsa e vera come tu per tua scienza conosci ora dopo tante confutazioni la parte vera e la falsa. Belisario, cui Giustiniano affidò la guerra, operò tre gloriose imprese maggiori delle altre. —Nell’Asia contro i persiani — nell’ Africa contra i vandali — in Europa contro de’ goti. I primi, violando i confini, devastavano molte provincie dell’impero romano, ma Belisario interamente li distrusse, ed entrò in Costantinopoli trionfando. Contro i vandali, dopo varie sempre felici pugne, attaccò una decisiva battaglia, in cui la strage de’ nemici fu immensa, prese e rese schiave molte migliaia d’uomini col loro re Gallimaro, che mandò fra catene all’imperatore in Costantinopoli. Cartagine novantasei anni dopo che era stata occupata dai vandali e dal re Genserico, cadde in dominio dell’ imperatore romano. Dopo del che Belisario volgevasi a liberare la Italia dalla oppressione de’goti, ma nel mentre stavasi in Sicilia morì Teodato, e gli successe Vitige, che si chiuse in Ravenna. Dalla Sicilia Behsano passò a Napoli, che prese a forza, usando nella città di molte barbarie; passò indi, ed entrò in Roma quasi senza contrasto, perché i goti scapparono da una porta, mentre esso entrava per l’altra. Ma Vitige con immenso esercito venne ad assediano, devastando tutti i dintorni di Roma; e dopo un anno d’ inutile assedio tornò a chiudersi in Ravenna. Allora Belisario assediato divenne assediante, e portatosi con grande esercito a Ravenna, trovò preparato il nemico ad una decisiva battaglia. Fiera, e sanguinosa durò alcun poco incerta, ma in ultimo quei di Vitige si misero in fuga, ed allora la strage