Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/140

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paradiso

vano tutte io genti pompeiane nelI’Africa,egià l’esercito raccolto era formidabile, quando Cesare avuto di ciò notizia, e quantunque avesse avuto bisogno di trovarsi nei cuor dell’italia, nei mezzo del verno, sfidando le maggiori tempeste, dall’Asia comparve in Sicilia,e qual fulmine passò nell’Africa dove trovavansi dieci legioni romane, ed il re Giuba con infinita moltitudine di barbari. A grave stento giunto presso Tapso colle Otto legioni, si preparò alla battaglia, e tanto aveva infiammati i soldati suoi, che appena visto il nemico, senz’ ordine di lui si scagliarono con tal furore sopra dell’armata nemica, che neppur uno vivo sortì dal conflitto. Prese Cesare i tre accampamenti di Scipione, di Giuba e di Pctreio. Giuba e Petrcio, ben bene dal vino inebriati, si uccisero a vicenda. Scipione duce generale, mentre tentava in una nave fuggire, fu preso e si trafisse colla propria spada. Cesare dopo tale vittoria volò a Roma, ed ivi rassettate alcune cose, tornò rapido nelle Spagne, dove i figli di Pompeo in memoria del patire avevano ottenuta accoglienza e favore. Più con odio che con valore si pugnò nel primo scontro presso la città di Munda, e la legione de’veterani di Cesare in tantì incontri inconcussa e gloriosa cominciava ad indietreggiarc, quando Cesare smontato dal cavallo si mise a piedi alla testa, e colla mano e colla lingua richiamava i fuggenti rimproverandohi, avendo, per quanto egli disse poi, pensato anche a morire, temendo cambiata la sua fortuna. Ma cinquccoortidi Labieno venendo in soccorso furono prese per fuggitivi, ed anche gli altri scapparono; sicché Cesare cogliendo il destro si mise a perseguitarli, e tanta strage ne foce, che non iscappò dalla morte neppure Labieno. Gneo fuggendo a traverso di un bosco fu ucciso da Cesenio legato di Cesare, e troncalagli la testa, fu presentata a Cesare stesso. Scorsa la Spagna fino a