Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/179

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canto

VIII. 169

abbandona dopochè abbandona I’ Alemagna superiore. L’Etna nel mezzo di Sicilia è monte famoso in tutti i tempi, il quale sempre arde, e dalla vetta vòmita globi di fuoco, e materie bituminose o minerali, ora più ora meno grandi, per lo solfo che ha nel seno, al dir ii Ovidio nel X delle Maggiori. Egli dice ancora che Etna cesserà di ardere consumata la materia dello zolfo. Seneca scrive a Lucillo che brama la spiegazione di due fenomeni, cioé che 1’ Etna vada mancando perchè di rado si vedono dai naviganti le fiamme, e che alle radici del monte si trovino ameni fiori, fonti e verdure, I poeti fusero che Vulcano ivi fabbricasse i fulmini a Giove, e che Tifeo sotto del monte, gigante immane, vomiti tanto incendio. lo ritengo che Dante abbia voluto significare che la tirannia rappresentata dall’Etna esala sempre i mali, come l’Etna le fiamme, e come si avverò in Dionisio tiranno di quell’isola. e la bella Trinacria la Sicilia, la più bella e più fertile delle isole, così chiamata dai tre promontorii Lilibeo, Pa- chino e Peloro, il perché vedesi triangolata che caliga clic si copre di caligine, di fumo sopra i golfo che riceve da Euro maior briqa sopra il golfo di Catania che è sempre tempestoso, perché esposto al vento Euro che vi predomina non per Tipheo ovvero per Encelado ma per nascente zolpho non perchè sotto 1’ Etna sia sepolto il gigante Tifeo, ma per zolfo acceso dai venti accessi harebbe avrebbe avuti li suoi regii ancora i suoi re nati per me di Carlo di Carlo I, di Carlo Il e fossi sopravvissuto a Carlo III al padre e di Ridolpho d’Ausburg imperatore, la figliuola del quale, Clemenza, come si disse, aveva egli sposata. Giovanni da Procida, isola nel mar di Napoli, notaio di Manfredi, il più sagace di tutti gli uomini, non potendo più ollre tollerare le angherie e libidini francesi, esercilate fin