Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/18

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paradiso

Pria ch’ io a dimandar, la bocca aprio; 87 E cominciò: tu stesso ti fai grosso Col falso immaginar, sì che non vedi Ciò che vedresti, se 1’ avessi scosso. 90 Tu non se’in terra, si come tu credi: Ma folgore, fuggendo il proprio sito, Non corse come tu che ad esso riedi. 93 S’io fui del primo dubbio disvestilo Per le sorrise parolette brevi, Dentro a un nuovo più fui irretito; 96 E dissi: già contento requievi Di grande ammirazion; ma ora ammiro Come io trascenda questi corpi lievi. 99 Ond’ ella, appresso d’un pio sospiro, Gli occhi drizzò ver me con quel sembiante Che madre fa sopra figliuol deliro, 102 E cominciò: le cose tutte quante Hanno ordine tra loro, e questo è forma Che l’universo a Dio fa simigliante. 10 Qui veggion 1’ alte creature l’orma Dello eterno valore, il quale è fine, Al quale è fatta la toccata norma. 108 Nell’ordine ch’ io dico, sono accline ‘Tutte nature per diverse sorti, Più al principio loro e men vicine: 111 Onde si muovono a diversi porti Per lo gran mar dell’ essere, e ciascuna Con istinto a lei dato che la porti. 114 Questi ne porta il fuoco inver la luna: Questi nei cor mortali è promotore: Questi la terra in sè stringe e aduna. 117