Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/255

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CAtITO XIII. Lì si cantò non Bacco, non Peana, Ma tre Persone in divina natura, E in una persona essa e I’ umanab 27 Compiè il cantare e il volger sua misura, E attesersi a noi quei santi lumi, Felicitando sè di cura in cura. 30 Ruppe il silenzione’ concordi numi Poscia la luce, in che mirabil vita Del poverel di Dio narrata fùmi; 33 E disse: quando l’una paglia è trita, Quando la sua semenza è già riposta, A batter l’altra dolce amor m’ invita. Tu credi che neI petto, onde la costa Si trasse per formar la bella guancia, Il cui palato a tutto il mondo costa, 39 Ed in quel che, forato dalla lancia, E poscia e prima tanto soddisfece, Che d’ogni colpa vince la bilancia, 42 Quantunque alla natura umana lece Aver di lume, tutto fosse infuso Da quel Valor che l’uno e 1’ altro fece: E però ammiri ciò ch’io dissi suso, Quando narrai che non ebbe secondo Lo ben che nella quinta luce è chiuso. Ora apri gli occhi a quel ch’io ti rispondo, E vedrai il tuo credere e il mio dire Nel vero farsi come centro in tondo. Ciò che non muore e ciò che può morire Non è se non splendor di quella idea Che partorisce, amando, il nostro Sire; Chè quella viva luce, che sì mea