Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/257

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canto

XIII. ‘2/ai

Nè fia, qual fu in quelle due persone. 87 Or s’ io non procedessi avanti piue, Dunque come costui fu senza pare? Comincerebber le parole tue. 90 Ma, perchè paia ben quel che non pare, Pensa chi era, e la cagion che il mosse, Quando fu detto chiedi, a dimandare. 93 Non ho parlato sì, che tu non posse Ben veder ch’ei fu re che chiese senno, A ciò che re sufficiente fosse; Non per saper lo numero in che enno Li motor di quassù, o se necesse Con contingente mai necesse fenno; 99 Non, si est dare primurn motum esse, O se nel mezzo cerchio far si puote Triangol sì che un retto non avesse. 102 Onde, se ciò eh’ io dissi e questo note, Regal prudenza è quel vedere impari, In che lo stral di mia intenzion percote: l0i E se al surse dirizzi gli occhi chiari, Vedrai aver solamente rispetto Ai regi, che son molti, e i buon son rari. 108 Con questa distinzion prendi il mio detto: E così puote star con quel che credi • Del primo padre e del nostro Diletto. 111 E questo ti sia sempre piombo ai piedi, Per farti mover lento, com’uom lasso, E alsì e al no, che tu non vedi; 114 Chè quegli è tra gli stolti bene abbasso, Che senza distinzione afferma o niega, Così nell’ un come nell’ altro passo: 117