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paradiso

trari eventi; e Cacciaguida preconizza molte cose salutevoli a Dante, e lo avverte di esser cauto e forte contro le insidie nemiche. O sanguis meus o mio diletto sangue o super infusa graha Dei o divina grazia in te soprabbondevole sicul tibi cui bis unquam coelijanua reclusa a chi mai, come sarà a te, dischiusa due volte la porta del cielo? Una volta, perchè vieni ancor vivo; una seconda, perché tornerai dopo more. Dante aveva detto — dove non si scende senza ritornare — cosi quel lume parlò ond io m attesi a lui ond’ io attentamente lo fissai: poscia rivolsi il viso a la mia donna poi mi rivolsi a Beatrice in attò di chiederle, chi è mai questi che mi mostra cotato affetto e mi predice la eterna felicità? e stupefatto fui quinci e quindi ed ebbi stupore tanto da quel lume o spirito, quando da Beatrice che un riso ardea dentro agli occhi suoi che mi guardò con tanta letizia ed esaltazione tal eh io pensai con i miei toccar lo fondo di mia gratia e del mio Paradiso che io credetti Co’ miei occhi di vedermi concessa la grazia del Paradiso, ossia mi parve già d’ esser beato — Pare che in questo concetto il Poeta abbia di mira di nobilitare la propria schiatta, come lo fa più apertamente conoscere nel canto seguente. Indi lo spirto giucondo a udire poscia quello spirito tanto giocondo nell’ aspetto e nel dire: altri leggono lo pirto giunse jocundo a udire che diceva parole tanto care eta veder i begli occhi di Beatrice al suo principio al principio delle parole, —O sanguis etc. — Ma la prima lezione è migliore: cose eh io non intesi si parlo profundo aggiunse altre cose alle prime parole tanto profonde, che io non arriva i a comprendere; ne per eleclion mi si nascose ma per necessita non perché così gli fosse a grado, ma per necessità che I suo conceplo al segno di mortali si soprapose che il