Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/292

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282 PARADtSO tu credi che i tuoi pensieri entrino in inc da meo meas ecc. di quei eh e primo dalla mente a me manifesta di Diosicome il cinque et il sei raggia dal un così come il cinque od il sei risulLa dall’uno o dall’unità una volta conosciuta: si si cognosce il cinque e il sei, ed ogni altro numero; e pero non di- mandi eh io mi sia e pereh io paia piu gaudioso a te che alcun altro di questa turba gaia e quindi non mi ricerchi del nome, e perchè ti abbia faua maggior festa degli altri spiriti gloriosi di questa sfera. tu credi il vero tu hai giusta credenza che i menori et i grandi di questa vita miran ne io spechio, in che prima che tu pandi i pensier primi perocchè gli spiriti tanto di maggiore, quanto di minor grado di gloria in questa beata vita mirano nello specchio, cioè in Dio, in cui apri, o fai palese il tuo pensiero prima pur che tu pensi. E di ciò hai in me esperienza, che lessi in Dio il tuo pensiero e venni ad incontrarti. Ma sebbene io potessi appagarlo senza tua inchiesta, non pertanto bramo che tu lo esponga colla tua propria bocca ma la voce tua sicura balda e lieta la voce tua franca e lieta soni la volonta soni il disio esprima il tuo desiderio, e quel che vuoi a cui la mia risponsione e gia di- creta cui ho già preparata la risposta perche il sacro amore in che io veglio con perpetua vista e che mi asseta di dolce desiar perchò. l’arnor di parente sempre in me vivo e crescente per te che ti sci dato al sacro poema s adempia meglio come previdi in Dio, futuro, ora vegga in atto ed ascolti tua voce tanto bramata. Io mi volsi a Beatrice mi voltai a Beatrice e quella audio pria chio parlassi ed ella prevenne la mia domanda et aro- semi un cenno e mi diede consenso con un lieto moto degli occhi che fece crescer I ali al voler mio che più mi spinse a Parlare. poi cominciai cosi indi dissi così —iaffeltoelsenno