Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/293

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canto

XV. 283

d un peso per ciascun di voi si fee come la prima equalita rn apparse la gratitudine e I’ attitudine a bene esprimerla si fecero in ciascun di voi di uno stesso peso e valore, subito che la prima equalità, cioè Iddio, vi si rese visibile per mezzo della sua benefica luce. Può anche ritenersi per prima equalità quanto segue. Dante aveva detto in principio del canto, che la divina volontà aveva imposto silenzio a quelli spiriti concordi per essere interrogati da lui, e trovandoli tutti egualmente ubbidienti, non volgeva il discorso ad uno piuttosto che ad altro;pero che Isol Iddio che v alumo ci arse col caldo e con la luce ce si iguale vi diede I’ affetto ed il senno egualmente a ciascuno in maniera che tutte somiglianze sono scarseche non si può trovare similitudine per esprimere tanta uguaglianza di beatitudine, ma voglia e argomento nei mortali ma desiderio e senno negli uomini diversamente son penauti in ali hanno ali diverse peL volo, e dice il vero, che i desiderii umani sono moltissimi e svariali, e qualche volta guardano all’ impossibile per la cagion% che a noi ce manifesta voi, o beati, sapete la cagione, giacchè desiderio e potere non van di pari passo nell’ uomo, mentre in voi non è differenza tra volere e potere; ond io che son morial mi sento in questa disuguaglianza io mortale mi trovo quindi in tale discordanza di volere e potere e pero non regratio se non col core a la paterna festa e perciò più coll’animo che colla lingua io ti ringrazio della paterna accoglienza che mi facesti. ben supplico io a te o vivo lopacio ben ti supplico o prezioso spirito che inge?nrni questa gioia pretiosa che ingemmi questa croce preziosa, o adorni questo pianeta perche mi facci del tuo nome sacio pcrchè mi dica finalmente il tuo nome. Cacciaguida palesa sè stesso, ed il cambiameuto di stato di Fiorenza. o fronda mia o mio nipote, o discendente mio,