Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/306

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paradiso

Vidi io Fiorenza in sì fatto riposo, Che non avea cagione onde piangesse. 1110 Con queste genti vidi io glorioso E giusto il popol suo tanto, che il giglio Non era ad asta mai posto a ritroso, Nè per division fatto vermiglio. COMMENTO DI BENVENUTO In quattro parti si divide il canto. Nella prima, vanaglo. ria per nobiltà di sangue. Nella seconda, origine della casa di Dante. Nella terza, condizione di Fiorenza al tempo di Cacciaguida. Nella quarta, nobili famiglie fiorentine di que’di. La vera nobiltà è la virtù dell’animo, e Dante ne aveva a dovizia, senza bisogno di scuotersi quando sentì la nobiltà antica di sua prosapia. o nostra nobilta di sangue poca non mi sera mai mirabil cosa se tu fai la gente gloriar di te qua giu per quanto sia poca cosa la nobiltà dei natali a petto della vera nobiltà, non mi maraviglierò pii che gli uomini ne menino vanto nel mondo dove I afl’ecto nostro langue dove le nostre passioni ci allontanano dalla virtù che perchè io me ne gloriai la dove appetito non si torze io dico nel cielo se io stesso in cielo me ne gloriai. Ma come mai Dante poteva senlir vanagloria in Paradiso dov’ è impossibile il peccato? Si risponde che Dante era moralmente in Paradiso, e colla sola mente, e volle significare che la vanagloria corrompe non solo le umane, ma ben anche le menti celesti, occupate cioè della contemplazione delle cose divine, i filosofi, i teologi. Anche i ss. dottori si compiacquero di far memoria della nobiltà di loro ,schiatta. ben sie tu manto che tosto raccorce manto perchè spesso la nobiltà nasconde molte turpitudinì, ma che tosto diventa corto si che i tempo va d intorno con la