Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/307

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canto

XVI 97

force perché il tempo colte forbice lo va tagliando di giorno in giorno di die in die e manca affatto il manto raccorciato se non sappon se la nobiltà di generazione in generazione non si rinfranca con novelle virtù. Ecco perchè veggiamo nobili e chiare famiglie estinguersi per lo più in un imbelle, in uno stolto, in un malvaggio. Cesare, sconfitto Pompeo, tornato a Roma, ordinò quella città in maniera che tutte le dignità concentrò in sè medesimo. Fu allora che i romani per adularlo incominciarono a parlargli col VOI ossia col plurale, quasi ad espressione che in lui concorrevano tutti i voleri. Dante usò verso del suo antenato l’adulatorio modo de’ romani con Cesare: ricominciaron leparole mie le mie prime parole furono dai voi — che Roma prima so/ferie che Roma la prima volta usò con Cesare, vinto Pompeo, o secondo altra lezione che prima s o/ferie che prima si offerse a Roma dai romani a Cesare, del qual modo, ossia del voi in plurale in che la sua famiglia me’n persevera oggi i romani non usano più tanto del voi quanto da principio, giacché ad un imperatore, ed allo stesso papa prescelgono dare dei tu: oggi giorno credo che la sola Toscana e Lombardia conservino il costume de’ romani con Cesare. onde Beatrice eh era un poco scevra che era rimasta un poco in disparte durante questo ragionamento ridendo parve quella che tussio al primo fallo scripto de Ginevra al bacio che fu il primo fallo di Ginevra, di cui si parlò nell’inferno. Come la fante di Ginevra accorgendosi del primo pericoloso passo fatto dalla sua padrona nell’amore di Lancilotto, tossì per farla cauta, similmente Beatrice fece a me sorridendo un segno che non approvava il voi da me preferito. Io cominciai a dire proseguendo: voi siete il padre mio lo stipite di mia famiglia voi mi date a parlar tanta baldezza