Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/308

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paradiso

quanta ne mostro voi mi levate si che io son piu eh io voi m’ innalzate sopra di me stesso. la mente mia che fa lelicia di se per tanti rivi s empie d allegrezza perche possa tenere che non si spezza per tanti modi si empie d’allegrezza la mente mia, che si rallegra di sè medesima, considerando che ella può contenere tanta allegrezza senza spezzarsi, ossia rimaner oppressa: ditemi dunque o cara mia primitia quaifur gli antichi vostri ditemi, ve ne prego, o mio antico stipite, quali furono i vostri avi e quai fuor gli anniquanhi anni erano corsi dall’ incarnazione quando voi nasceste? I toscani contano gli anni dall’incarnazione, i lombardi dalla natività di Cristo che signaro in vostra pueritia dal tempo del vostro nascimento. Dalla venuta di Cristo datano i cristiani, come una volta datavano le genti dai consoli e principi; anzi fino al giorno d’oggi gli spagnuoli nelle loro scritture datano da Cesare: ditemi del ovil di san Giovanni ditemi del popolo che ha per suo protettore san Giovanni, cioè de’ fiorentini ovile perchè il popolo è come il gregge regolato dal pastore; quanto era allora in quanto numero e chi eran le genti degne di piu alti scanni e quali erano, e quanti i nobili degni di maggIor distinzione. Vid io quella luce I’ anima di Cacciaguida rispienderc ai miei biandimenti folgorar di maggior luce alle parole di rispetto e di lode cosi come carbone s avviva in fiamma a lo spirar di venti al pari del carbone che si avviva al vento del mantice. La parola veloce come il vento, e chiamata da Omero pennuta accende la mente più che il vento avvivi il carbone e dissemi con voce piu dolce e soave più dolce e soave di quel che prima era così come si fece più bella agli occhi mci quando si rese più lucente agli occhi miei ma non con questa moderna favella non però con questo volgar foDigitized by