Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/31

Da Wikisource.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

canto

1. 21

E tnctaforicamente il Poeta intende significare di essersi fatto pulcino di quest’ aquila nobilissima, perchè mirando ne’di lei occhi sentì rinvigorirsi ed esser capace di tener fissi gli occhi nel sole, quando dapprima nol poteva che minimamente. Come un raggio di sole riflettendo in uno specchio risale verso il sole, quasi all’ origine sua, così 1’ intelletto di Dante pareva tornar volesse donde venne, e guardava gli occhi di Beatrice, in tal. modo risalendo al cielo, verso dell, eterno sole che lo aveva illuminato e il mio il mio aLLo infuso dagli aeti suoi di Beatrice per gli occhi miei se fece nel immagine mia nella mia immaginazione sicomeragiodi sole sole uscii’ del primo da specchio od acqua, e suole resalir in suso verso lo stesso sole pur come peregrin che tornai’ vole al luogo donde venne, alla patria che lasciò. Dante aveva peregrinato, e voleva tornare a Beatrice e volse il viso al Sole gli occhi a Dio oltre fosti’ USO oltre il potere ritratto dalle scienze umane. molto e licito la nell’ altro mondo a le nostre virtu alla virtù della vista, dell’ udito che qui non lice che non è permesso, nè è in nostro potere mercedel loco pel privilegio del Paradiso faeto per proprio de la umana specie creato da Dio perché fosse stanza propria dell’ uomo. Io noi soffersi molto ne si poco io non potei sostenere Io splendore di quel sole nè molto nè poco chio noI vedessi favillar d intorno mettere scintille e raggi all’ intorno qual ferro che bogliente esce del fuoco come fa il ferro che rovente esce dal fuoco e di subito parve giorno esser aggiunto a giorno ed in un istante parve raddoppiarsi il giorno ed il sole come quei che puole al par che Dio che tutto può havesse adomo il Cielo dun altro Sole. Dante al fine di sua faticosa peregrinazione per valli spaventose, e per un monte arduo, e difficile, era lur giunto a luogo di perfezione, purgato dal