Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/32

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paradiso

fuoco, mondo dalle acque, e con ali più robuste di virtù e di scienze volava al cielo: aveva pertanto ragione allorché diceva di scorgere giorno, e sole raddoppiati. Alcuni capricciosamente vogliono ritenere che Dante ascendesse al cielo per la sfera del fuoco, locchè non può essere, avendo esso posto il Paradiso delle delizie sopra tale sfera, come si vide alla fine del Purgatorio. Beatrice stava tutta fiza con gli occhi ne I eterne rote Beatrice stava contemplando ne’ cieli rotanti ed eterni et io fizi le luce rimote de la su in lei ed io togliendo gli occhi dal sole li volsi in lei fisamente, aspettando vedere quani’ essa avrebbe fatto. Nel contemplarla poi divenne simile a Glauco, che al dire di Ovidio, da mortale si fece immortale — Glauco da lungo tempo aveva pescato in uno stretto del mare Euboico ora con rete, ora con amo. Un giorno posò i pesci sopra 1’ erba di un prato non mai tocca dal dente di animale, ed i pesci mangiando di tal erba tanto rinvigorirono, che saltellando a lunghi slanci, nuovamente s’ immersero nel mare. Maravigliato Glauco ditale prodigio volle anch’esso gustare di quell’erba, e subito si sentì tal vigore in tutte le membra, che lo trasse ad immerger. nel mare, e fu cangialo in un mostro, metà pesce dall’ inguine in su; ma per le preghiere degli altri dèi di mare, lavato con acque dolci, fu fatto Dio marino, e di forma meno mostruosa. Dante è quel Glauco che a lungo pescò nelle acque infernali e purganti, e finalmente giunse al prato verdeggiante, dove prima non arrivò alcun poeta, ed ivi deposti gli uomini da lui corretti, e giistanti I’ erba nuova, cioè la dottrina fin qui inviolala ed intatta, rientrarono in mare; ed egli stesso, abbandonata la terra, prima si fece semi-dio, e totalmente lavato e mondo dalle acque dei fiumi del Paradiso fu fatto nume nel gran mare dei