Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/326

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316 PARADiSO Fetonte figlio del Sole rimproverato da Epafo, figlio di Giove, di essere uno spurio e non figlio di Apollo, ricorse a sua madre Climene per essere certo del padre suo, ed essa lo rimise a Febo, dal quale ottenne, per prova di paternità, di potere per un giorno solo governare il carro del Sole; ma malamente lo resse, e fu cagione dell’incendio mondiale. come allegoricamente fu detto altrove. Dante intende esprimere ch’ esso pure qual figlio del Sole si turbò di quanto gli venne rinfacciato, e ricorse a Beatrice, perchè lo diriggesse al vero suo padre, e lo schiarisse di un dubbio, che molto lo tormentava. Io era tal tanto dubbioso qual quei come quel Fe- tonte che ancor fa li padri scarsi ai figli e così Fetonte è un avviso, per regola dei padri a non essere tanto teneri verso de’ figli nell’ accordar loro qualunque inchiesta; dal che poi ritraggono affanni e disperazione, venne a Climenedi lui madre per accertarsi di cio che aveva udito in contra a se da Epafo che gli aveva detto esser bastardo e non figlio del Sole et tal era sentito e tante sventure si erano sentite contro di me e da Beatrice e da la saneta Lampa e da Beatrice, e da Cacciaguida che pria per me havea mutato sito che a mio riguardo si era tolto dal destro lato della croce, ai cui piedi era Dante. Il perchè Beatrice mi disse manda for la vampa del tuo disio palesa 1’ ardente tuo desiderio si ch el esca signata ben de la interna stampa che esprima 1’ intero animo tuo, giacché le parole sono le chiavi che aprono gi’ interni sentimenti non perche nostra conoscentia cresca per tuo parlare non perché la nostra vista in Dio si accresca colla tua verbale inchiesta ma perche t ausi a dir la sete ti avvezzi a palesare i tuoi desiderii si che i om ti mesca si che possiamo appagarli. Mescere è termine toscano, e suona dar da bere. Quantunque