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paradiso

Così nel fiamnìeggiar del fulgor santo, A ch’ io mi volsi, conobbi la Voglia In lui di ragionarmi ancora alquanto. 27 E cominciò: in questa quinta soglia Dell’albero che vive della cima; E frutta sempre, e mai non perde foglia, 30 Spiriti son beati, che giù, prima Che venissero al Ciel, fur di gran voce, Sì ch’ogni Musa ne sarebbe opima. 33 Però mira nei corni della Croce: Quel ch’io or nomerò lì farà l’alto, Che fa in nube il SUO fuoco veloce. 36 lo vidi per la Croce un lume tratto Dal nomar losuè, come egli feo: Nè mi fu noto il dir prima che il fatto. E al nome dell’alto Maccabeo Vidi moversi un altro roleando; E letizia era ferza dcl paleo. 42 Così per Carlo Magno e per Orlando Due ne seguì lo mio attento sguardo, Come occhio segue suo falcon volando. Poscia trasse Guiglielmo, e Rinoardo, E il Duca Gottifredi la mia vista Per quella Croce, e Roberto Guiscardo. 48 lndi tra l’altre luci mota e mista Mostrommi l’alma che m’avea parlato, Quale era tra i cantor del Cielo artista. lo mi rivolsi dal mio destro lato, Per vedere in Beatrice il mio dovere O per parole, o per atto segnato; 54 E vidi le sue luci tanto mere,