Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/371

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canto

XX. 361

Per non tenermi in arnrnirar sospeso: 87 lo veggio che tu credi queste cose, Perch’io le dico, ma non vedi come; Sì che, se son credute, sono ascose. Fai come quei, che la cosa per nome Apprende ben, ma la sua quiditate Veder non puote, s’altri non la prome. 93 Regnum ccelorum violenza paLe Da caldo amore e da viva speranza, Che vince la divina volontate, 96 Non a guisa che l’uomo all’ uom sovranza; Ma vince lei, perchè vuole esser vinta, E vinta vince con sua beninanza. (39 La prima vita del ciglio e la quinta Ti fa maravigliar, perchè ne vedi La region degli Angeli dipinta. t02 Dei corpi suoi non uscir, come credi, Gentili, ma Cristiani in ferma fede, Quel dei passuri, e quel dei passi piedi: 1O Chè I’ una dallo Inferno, u’ non si riede Giammai a buon voler, tornò all’ossa: E ciò di viva speme fu mercede: 108 Di viva speme, che mise sua possa Nei prieghi fatti a Dio per suscitarla, Sì che potesse sua voglia esser mossa. 111 L’anima gloriosa onde si parla, Tornata nella carne in che fu poco, Credette in Lui che poteva aiLitarla; I1 E credendo, s’accese in tanto foco Di vero amor, che, alla morte seconda, Fu degna di venire a questo loco. 117