Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/372

Da Wikisource.

362 PARÀDISO L’altra per grazia, che da sì profonda Fontana stilla, che mai creatura Non pinse I’ occhio insino alla prima onda, 120 Tutto suo amor laggiù pose a drittura: Perchè di grazia in grazia Iddio gli aperse L’occhio alla nostra redenzion futura; 123 Onde credette in quella, e non sofferse Da indi il puzzo più del paganesmo; E riprendeane le genti perverse. 126 Quelle tre donne gli fur per battesmo, Che tu vedesti dalla destra ruota, Dinanzi al battezzar più d’un millesmo. 129 O predestinazion, quanto rimota É la radice tua da quegli aspetti, Che la prima cagion non veggion tota! 13 E voi, mortali, tenetevi stretti A giudicar; chè noi, che Dio vedeino, Non conosciamo ancor tutti gli eletti: 135 Ed enne dolce cosi fatto scemo! Perché il ben nostro in questo ben s’affina, Che quel che vuole Iddio e noi volemo. 1Z8 Così da quella immagine divina, Per farmi chiara la mia corta vista, Datd mi fu soave medicina. 141 E come a buon cantor buon citarista Fa seguitar Io guizzo della corda, In che più di piacer lo canto acquista; 144 Sì mentre che parlò, mi si ricorda, Ch’io vidi le due luci benedette, Pur cone batter d’ occhi si concorda, Con le parole niover le fiaminette. 148