Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/389

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canto

XXI. 379

Leone ardente raggia mo misto giu del suo valore che essendo ora in congiunzione col segno ardente del leone vibra sulla terra i suoi raggi misti ai forti influssi di esso leone. Sa- turno freddo e secco era allora in congiunzione col leone segno secco, ma caldo. Quando nel 1300 Dante fece questa maravigliosa visione Saturno era in leone sette gradì, e Giove in ariete ventiquattro: Marte in pesci pure ventiquattro gradi, il Sole in ariete nel principio, Venere in pesci, Mercurio in vergine, Luna in libra ecc. ficca la mente di rietro agli occhi tuoi e fa di quelli specchio a la figura che in questo specchio ti sara parvente tieni la mente attenta appresso agli oc- e chi tuoi, e di questi fa specchio alla figura, ossia rimira quanto in questo specchio ti apparirà, chi sapesse qual era lapastura del viso mio nell aspecto beato chi sapesse qual era il diletto nel guardare il viso di lei quando mitrasmutai ad altra cura quando mi volsi a guardare a quanto mi aveva indicato Beatrice conoscerebbe quanto m era a grato obedire a la mia celeste scorta conoscerebbe quanto mi fu caro I’ ubbidirla contrapensando I un con I altro lato coni rappesando il piacere dell’ obbedirla colla privazione di questa vista beatificante: ovvero compensando la gravezza della contemplazione col diletto che ne deriva. Dante mostra in Saturno un’aurea scala, perché i beati di Saturno mentre viveano in terra ascendevano al cielo colla contemplazione che viene figurata in una scala, strumento col quale dal basso si sale in alto; e colla contemplazione dalla terra al cielo, e dal cielo a Dio. Il cielo anch’ esso a guisa di scala è distinto per gradi, sfere e mondi. vid io un Scaleo erecto in suso una scala dritta in alto tanto che noI seguia la mia luce tanto che l’occhio non ne misurava la cima dicobr d oro per indicare la perfezione della vita con templativa