Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/416

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PAIADISO Quale nei plenilunii sct.eni Trivia ride tra le ninfe eterne, Che dipingono il del per tutti i seni, Vitl’io sopra migliaia di lucerne Un Sol, che tutte quante le accemlea, Come fa il nostro le viste smiperne: E per la viva luce trasparea La lucente sustanza tanto chiara Nel viso mio, che non la sostenea. O Beatrice, dolce guida e cara! Ella mi disse: quel che ti sovratiza È virttì da cui nulla si ripara. Quivi ò la sapienza, e la possanza Che aprì le strade tra il Cielo e la Terra, Onde fu giù sì lunga desianza. 59 Come fuoco di nube si disserra Per dilatarsi sì che non vi cape, E fuor di sua natura in giù s’atterra; Così la mente mia, tra quelle dape Fatta più grande, di sè stessa uscio, E che si fesse rimembrar non sape. Apri gli occhi e riguarda: qual sono io: Tu hai vedute cose, che possente Sei fatto a sostener lo riso mio. lo era come quei che si risente Di visione obblita, e che s’ ingegna Indarno di ridurlasi alla mente, Quando io udii questa profferta, degna Di tanto grado, che mai non si stingue Dcl libro che il prelerito rassegna. Se mo sotiasser tutte quelle lingue,