Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/467

Da Wikisource.

canto

XXVI.

sione e mi avvidi dove voleva ferire la sua ricerca. poiricominciai quindi soggiunsi tutti quei morsi tutti quelli argomenti e ragioni che possono far volgere lo core a L’io che servono ad amar Dio sono concorsi a la mia caritade hanno servito a mettermi nel cuore anche la carità: che £ esser del mondo perchè diede l’essere all’ universo e lesser mio e diede l’essere a me, perch io viva la morte che I sostenne e la passione ch’ ei soffrì perché io vivessi di vita eterna e quello che spera ogni fedel com io e quanto spera ogni fedele cristiano come son io m hanno traclo mi hanno strappato dal mar dellamor torto dall’amore mondano, dalle umane passioni ed affetti che allontanano dal vero bene e m an posto a la riva del diritto e mi hanno messo in sicuro con la predicta conoscentia viva colle vive suddette dimostrazioni. am io cotan lo le frondi onde si fronda tutto I orto del ortolano eterno cotanto quanto da Lui è porto a br di bene le creature che adornano tutto il mondo che da Dio è conservato e provveduto, sono da me amate a misura del bene che loro è porto da Dio, cioè io amo in loro la perfezione e I’ opera di Dio. Sant’Agostino c’ indica i gradi della carità, e primamenie — ama ciò ch’ è sopra te — Dio poi ciò ch’ è fra te e l’anima tua. (in dokissimo canto risono per lo celo si come io taqui que’ beati alzarono un canto dolcissimo, appena io tacqui e la mia donna dicea con gli altri e Beatrice cantava cogli altri beati — Santo, Santo, Santo etc. — Ed a maggiore intelligenza di quanto segue, fingi che alcuno sia profondamente addormentato in oscurissimo luogo, e nel luogo stesso entri rIsplendentissimo lume repentinamente: lo svegliato, quasi stupido, si guarda tosto all’intorno, e si spaventa, finché a poco a poco, facendosi capace di sostener tanta luce, colla virtù estimativa conosce la realtà delle cose. Dante allo splenDigitized by Google