Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/470

Da Wikisource.

6O PARADiSO che ritieni per più sicura, quantunque tu non mcl palesi con parole pereh io la veggio nel verace speglio che fa di se pareglio I altre cose e nulla face lui di se pareglio perché io veggo il tuo desiderio nel vero specchio ch’ è Dio, che fa le altre cose pari, uguali a sè stesse, ma niuna cosa può rappresentar Dio nella sua vera immagine, tu vuoli udir quant e che Dio mi pose nell exeeko giardino ove costei a cosi lunga scala ti dispuose. Tu vuoi sapere quanto tempo è trascorso dacchè Dio mi pose nel Paradiso terrestre, al quale Beatrice ti fece giungere per tanto lunga scala e la prima cagion del gran disdeqno e la vera cagione che mosse lo sdegno di Dio e I idioma eh io usai e eh io fei e la lingua che inventai e della quale feci uso? Or figUol mio non il gustar de legno fu per se la cagion di tanto ezilio ma solamente il trapassar del segno o figlio mio, non fu il semplice gustare del pomo la cagione per cui fui scacciato dal Paradiso terrestre, ma bensì I’ avere oltrepassati i termini prescritti dal volere di Dio. Volli conoscere il bene ed il male per essere un Dio. quindi onde mosse tua donna Virgilio quindi da quel luogo, dal Limbo, dal quale Beatrice mosse Virgilio in tuo soccorso desiderai questo concilio desiderai questa adunanza di beati, concordi in un medesimo volere quatro milia trecento e dui volumi di sole quattro mila trecento e due rivoluzioni di sole o 43O anni e vidi lui tornare a tutti lumi de la sua strada novecento trenta flate,nentre eh io in terra fumi e vidi il sole tornare in tutti i segni dello zodiaco novecento trentavolte, cioè vissi 930 anni. — Gli ebrei fanno un computo diverso da quello seguito da Dante. La lingua eh io usai fu tutta spenta il linguaggio che io inventai ed usai fu interamente perduto innanzi che all opra