Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/475

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canto

XXVII.

Si veggion di quassiì per tutti i paschi: O difesa di Dio, perchè pur giaci! Del sangue nostro Caorsini e Guaschi S’ apparecchian di bere: o buon principio, A che vii fine convien che tu caschi! 60 Ma l’alta providenza, che con Scipio Difese a Roma la gloria del mondo, Soccorrà tosto, sì come io concipio. 63 E tu, figiluol, che per lo mortal pondo Ancor giù tornerai, apri la bocca, E non asconder quel ch’ io non ascondo. 66 Sì come di vapor gelati fiocca In giuso l’aer nostro, quando il corno Della Capra del Ciel col Sol si toccà; 69 In su vidi io così l’etere adorno Farsi, e fioccar di vapor trionfanti, Che fatto avean con noi quivi soggiorno. 72 140 viso mio seguiva i suoi sembianti, E seguì fin che il mezzo, per lo molto, Gli tolse il trapassar del più avanti: 75 Onde la Donna, che mi vide assolto Dell’attender in su, mi disse: adima Il viso, e guarda come tu sei volto. 78 Dall’ ora ch’io avea guardato prima, lo vidi mosso me per tutto l’arco, Che fa dal mezzo al fine il primo clima; 81 Si ch’ io vedea di là da Gade il varco Folle d’Ulisse, e di qua presso il lito, Nel qual si fece Europa dolce carco. 8 E più mi fora discoperto il sito Di questa aiuola; ma il Sol procedea, — VoI. 3. 30