Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/479

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canto

XXVII. 469

rosso di Marte, ossia la luce candida di san Pietro si tinse in 1•0550. La provvedentia che quivi comparte vice et officio che in questo luogo distribuisce le funzioni, ed i poteri avea p0- sto silentio da ogni parte nel beato coro aveva fatto cessare il canto in ogni parte quand io udii quando sentii che san Pietro mi diceva — non ti maravigliar se io mi trascoloro non ti maravigliare se io muterò colore che dicendo io vedrai Irascolorar tutti costoro che a quanto dirò, vedrai che anche gli altri tutti lo cambieranno. Quei che usurpa in terra il loco mio il loco mio il loco mio ripetendolo tre volte in segno di estrema indignazione. Quel Bonifacio Vili che in terra tiene il mio posto che vaca ne la presenza del flgliol di Dio che manca della presenza del fìgliuol di Dio, (qui Dante sfoga il suo sdegno contro Bonifacio) ha facto cloaca del cimiterio mio ha reso una cloaca il Vaticano, ovvero la mia Roma, nella quale è sepolto il corpo mio, del sangue della puzza per la guerra coi cristiani onde il perverso che cade di qua su la giu si placa onde Lucifero scacciato dal cielo trova chi lo seconda in terra. Vidi io allora tutto I cielo cosperso di quel colore che dipinge nube per lo sole averso allora io vidi, come aveva predetto san Pietro, tutto il cielo spai’so di un color rosso, come quello di nube pregna di vapori in cui feriscano i raggi opposti del sole da sera e da mane e la mattina e la sera. e Beatrice trasmuto sembianza Beatrice pure cambiò di aspetto cosi come donna honesta che permane disesicura come donna che si sta sicura nella sua innocenza e per laltrui falla cia pure ascoltando timida si face ee ascoltando raccontare falli altrui, diviene rossa e paurosa. e tal ecclipse credo che nel ciel fue quando pati la suprema possanza e credo che