Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/551

Da Wikisource.

canto

XXXI).

quei due che seggon lassù più felici, Per esser propinquissimi ad Augusta, Son d’ esa rosa quasi due radici. 120 Colui, che da sinistra le si aggilista, É il Padre, per Io cui ardito gusto L’ umana specie tanto amaro gusta. 123 Dal destro vedi quel Padre vetusto Di santa Chiesa, a cui Cristo le chiavi Raccomandò di questo fior venusto. 126 E quei che vide tutti i tempi gravi, Pria che morisse, della bella sposa, Che s’acquistò con la lancia e coi clavi, 129 Siede lungh’ esso; e lungo l’altro posa Quel Duca, sotto cui visse di manna La gente ingrata, mobile e ritrosa. 132 Di contro a Pietro vedi sedere Anna Tanto contenta di mirar sua figlia, Che non move occhio per cantare Osanna. 13 E eontro al maggior Padre di famiglia Siede Lucia, che mosse la tua Donna, Quando chinavi a ruinar le ciglia. 138 Ma pcrchè il tempo fugge, che ti assonna, Qui farem punto, come buon sartore Che, come egli ha del panno, fa la gonna; 141 E drizzeremo gli occhi al primo Amore, Sì che, guardando verso lui, penetri, Quanto è possibil, per lo suo fulgore. 14i Veramente, nè forse, tu ti arretri, Movendo l’ali tue, credendo oltrarti: Orando grazia convien che s’ impetri, 147 Grazia da quella che puole aiutarli: