Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/564

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PARADiSO Supplica a te per grazia di virtute, Tanto che possa con gli occhi levarsi Più alto verso I’ ultima salute; E io, che mai per mio veder non arsi Più ch’ io fo per Io suo, tutti i miei prieghi Ti porgo, e prego che non sieno scarsi, 30 Perchè tu ogni nube gli disleghi Di sua mortalità coi prieghi tuoi, Sì che il sommo piacer gli si dispieghi. 33 Ancor ti prego, Regina, che puoi Ciò che tu vuoi, che tu conservi sani, Dopo tanto veder, gli affetti suoi. 36 Vinca tua guardia i movimenti umani: Vedi Beatrice con quanti Beati Per li miei prieghi ti chiudon le mani. 39 Gli occhi da Dio diletti e venerati Fisi nell’ orator ne dimostraro Quanto i devoti prieghi le son grati. 42 Indi allo eterno lume si drizzaro, Nel qual non si dee creder che s’ invii Per creatura 1’ occhio tanto chiaro: E io, che al fine di tutti i desìi Mi appropinquava, sì come io doveva, L’ ardor del desiderio in me finii. 48 Bernardo m’ accennava e sorrideva, Perch’ io guardassi in suso: ma io era Già per me stesso tal qual ci voleva; Chè la mia vista, venendo sincera, E più e più entrava per lo raggio Dell’ alta luce, che da sè è vera. 54 Da quinci innanzi il mio veder fu maggio