Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/582

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canto

X1X.

Molte bell’alme insieme collegate Forman l’aguglia, onde il Poeta apprendc Quel che indarno volea molte tìate. Il benedetto rostro poi riprende Li re malvagi, entro al cui sen Giustizia La sua pura facella non accende; Sicchè il mondo paLio di br nequizia.


canto

XX.

Di sommi regi, che Giustizia amaro, Molti commenda I’ aquila celeste, Percbè più appaia il mal dal suo contraro. Poi d’ un velame d’ alto dubbio svestc Lo buon Poeta con divini detti Il divo uccello; e cose manifeste Fa, che son cupe a’ mortali intelletti. • 358


canto

XXI.

Spiriti contemplanti nel pianeta, Che feo con sua virtù l’età dell’oro, Dante ritrova nella vita lieta. Scende per una scala il santo coro, Che dalla stella fino al cielo sorge, E Pier Damiano parlando fra loro Rispo.,ta al chieder del Poeta sorge.


canto

XXII.

Di Benedetto la celeste vita Cbius in sua luce narra come al pio CulLo già trasse assai gente smarrita. A lui palesa Dante il suo desio Di lui veder fuor de’ suoi raggi belli, EI gliel prometto più dtppresso a Dio. Intanto sale agli eterni Gemelli.