Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/64

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paradiso

Non ti maravigliar perch’io sorrida, Mi disse, appresso il tuo pueril colo, Che sopra il vero ancor lo piè non fida, 27 Ma te rivolve, come suole, a vòto: Vere sustanzie son ciò che tu vedi, Qui rilegate per manco di voto. 30 Però parla con esse, e odi, e credi Che la verace luce che le appaga Da sè non lascia br torcer li piedi. E io all’ombra, che parea più vaga Di ragionar, drizzaimi e cominciai Quasi com’ uom cui troppa voglia smaga: 36 O ben creato spirito, che a’ rai Di vita eterna la dolcezza senti, Che non gustata non s’ intende mai, 39 Grazioso mi fia, se mi contenti Del nome tuo e della vostra sorte; Onde ella pronta e con occhi ridenti: 42 La nostra carità non serra porte A giusta voglia, se non come quella, Che vuoi simile a sè tutta sua corte. lo fui nel mondo vergine sorella: E se la mente tua ben mi riguarda, Non miti celerà l’esser più bella, 48 Ma riconoscerai ch’ io son Piccarda, Che, posta qui con questi altri beati, Beata son nella spera più tarda. Li nostri affetti, che solo infiammati Son nel piacer dello Spirito Santo, Letizian del suo ordine formati: E questa sorte, che par giù cotanto,