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206 | p u r g a t o r i o ix. | [v. 64-72] |
manifesta, Mi cambiai io; cioè Dante, e come senza cura Vidde me il Duca mio 1; cioè e come Virgilio vidde me Dante sensa sollicitudine de la dichiaragione del dubbio, del quale era certificato, su per lo balzo; cioè su per la montata del purgatorio, Si mosse; cioè Virgilio, et io; cioè Dante, dirieto; a lui, in ver l’altura. Acciò che non s’intenda ch’andasseno girando lo monte in questa parte, allegoricamente dimostra l’autore come la ragione dè guidare la sensualità in verso l’altessa de la penitenzia; ma prima dè vedere che sia libera da ogni altro pensieri, come appare nel testo. Lettor mio; ora parla l’autore a lettore 2, facendolo accorto de l’altessa de la materia. vedi ben com’io; cioè Dante, inalzo La mia materia: imperò che in fine a qui àe trattato del montamento a lo stato de la penitenzia, ora incomincia a trattare de la penitenzia che è più alta materia: imperò che lo purgatorio è Io stato de la penitenzia, nel quale si purga l’anima da ogni macchia di peccato e ritorna monda e netta, come Dio l’à creata. e però con più arte Non ti meravilliar; cioè tu, lettore, s’io la rincalzo; cioè s’io Dante la fortifico con più artificiosità di finzioni et allegorico intelletto.
C. IX— v. 73-84. In questi quattro ternari lo nostro autore fingo come elli e Virgilio s’approssimonno a la porta del purgatorio, e descrive come era fatto lo portenaio 3, dicendo: Noi; cioè Virgilio et io Dante, ci appressammo; cioè suso al purgatorio, e derivammo in parte; cioè noi due, Che là dove mi parea prima rotto; cioè quive, dove mi parea che nel balso del purgatorio fusse una rottura, Pur come un fesso che muro diparte; adiunge la similitudine, perchè mellio s’intenda, dicendo che ’l balso pareva rotto da lungi, come pare uno muro che sia fesso et abbia crepatura da su in giù, Viddi una porta; cioè io Dante quando fui approssimato, e tre gradi di sotto; cioè tre scaloni di sotto alla porta, Per gir ad essa; cioè per montare suso a la porta, cioè a la entrata, di color diversi; cioè che l’uno non era fatto come l’altro. Benché a la lettera s’intenda lo testo come ditto è; allegoricamente si dò intendere che l’appressare di Dante e di Virgilio al purgatorio significa l’approssimamento de la ragione e de la sensualità di Dante, e d’ogni omo che s’approssima a la penitenzia, al quale quando sta di lunge pare la entrata a la penitenzia strettissima come una fessura; ma quando s’approssima ad essa co la volontà, quello che prima li parea malagevile li pare agevile, e così la fessura li diventa porta; cioè la strettessa li pare largura. E questo è quanto al luogo unde s’entra; ma la porta che tiene chiusa questa intrata significa lo malo amore de le cose mon-