Pagina:Commedia - Purgatorio (Buti).djvu/245

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allora la testa parlò e disse: Io fu’ Traiano imperadore, lo quale fu’ a cento anni di po’ l’avvenimento di Cristo, e sono dannato perchè non ebbi cognoscimento de la fede di Cristo. Allora s. Gregorio, dimandando de la vita sua, trovò che fu benigno, umile et iusto signore, e tra l’altre cose uditte dire questa istoria di che l’autore fa menzione; cioè che essendo a cavallo co l’esercito di rieto, e co le insegne sopra capo per uscire di Roma et andare a vincere alcuno regno che s’era ribellato, avvenne caso che uno suo filliuolo uccise uno fìlliuolo d’una vedovella, lo quale sustentava la vita de la madre co la sua fatica; unde la vedovella si li parò inansi al cavallo, dicendo co lagrime: Signor, fammi iustizia che ’l mio filliuolo m’è stato morto; et elli rispose: Aspetta tanto ch’io torni, et io la farò pienamente; unde ella rispuose: E se tu non torni, come faccio io? Et elli rispuose: Chi serà in mio luogo te la farà; et ella replicò e disse: E che loda e merito arai tu de l’altrui ben fare, se per te si lassa? Et elli allora convinto da la ragione disse: Ora aspetta, che conviene ch’io faccia mio debito, innansi ch’io mi parta. Et allora comandò al suo maestro de la milizia che facesse trovare lo malfattore; e trovato lo suo filliuolo fu menato dinansi da lui, et elli comandò che fusse morto come dimandava la ragione; e la vedovella si li gittoe ai piedi dicendo: Signor mio, se tu uccidi lo tuo filliuolo, io non riabbo però lo mio che mi sostentava e notricava. Allora disse lo imperadore: Che vuoi tu ch’io faccia? vuoi tu lo mio in scambio del tuo? Disse la vedovella: Signore, sì. Allora lo imperadore li diè lo filliuolo suo in scambio del morto, e comandolli che li fusse obediente in tutte cose come a vera madre, sotto pena de la vita; e così fece poi lo ditto giovano, avendo di lei cura come di madre; e per questa iustizia fu fatta la statua di Traiano ne la piassa, come fece iustizia a la vedova. Questo Traiano succedè 1 a Nerva imperadore e regnò anni 29, et incominciò nel 100 da la natività di Cristo, e nel 4063 dal principio del mondo: questo subiugò la Magna di là dal Reno, e di là dal Danubio molte genti, e ne l’oriente di là da l’Eufrate e del Tigri molte barbare nazioni arrecò 2 e province, poi occupò Seleucia e Babillonia, et infine a le fine dell’India. Costui fu cortese inverso li amici, diligente ne la milizia, benigno in verso cittadini, e largo in verso li abbisognosi, e per rimedio del malo stato de la republica fu pensato dato da Dio; unde questa umilità di tanto signore, questa iustizia con tanta clemenzia piacque tanto a s. Gregorio, ch’elli fece prego a Dio per l’anima di Traiano, pregando Iddio che tanta iustisia, clemensia et umilità non fusse perduta. Allora venne l’angiulo

  1. Succedè, cadenza regolare dall’infinito succedere. E.
  2. C. M. arrecò in province,