Pagina:Commedia - Purgatorio (Buti).djvu/246

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a s. Gregorio e disse: Esaudita è l’orazione tua, e Traiano è messo in vita eterna; ma perchè ài addimandato iniusto, però elegge qual vuoi, o stare una ora in purgatorio, o avere tutto l’tempo de la tua vita lo mal del fianco e le gotte. Allora.s. Gregorio elesse innansi la pena del mondo, che quella del purgatorio; e questa istoria finge l’autore che fusse intalliata quive, contra la tersa condizione dei superbi che dispregiano li minori et ingiuriano, e però induce Traiano che ad una vedovella fece somma iustizia e mostrò grandissima umilità, lassandosi rattenere e dire ciò ch’ella volse. Dice così lo testo: Io; cioè Dante, mossi ’l piè del luogo ov’io stava; cioè prima a vedere la storia di David, e valicai Virgilio dall’altro lato, Per ravvisar da presso un’altra storia; ecco la cagione, perchè mosse sè del luogo de la prima, Che dietro da Micol; de la quale fu ditto di sopra, donna di David, mi biancheggiava; questo dice, perchè lo intallio era nel marmo. Quivi; cioè in quel marmo, era storiata l’alta gloria Del roman principe; cioè di Traiano imperadore lo quale era co l’esercito, e co la potenzia del romano populo, e co l’adornamento imperiale, il cui gran valore; cioè de la iustizia e de la umilità, e de la clemenzia, Mosse Gregorio; cioè santo Gregorio papa, ditto di sopra, a la sua gran vittoria; cioè de la pazienzia del dolore del fianco e de le gotte, unde si può dire che fusse martire. Io dico di Traiano imperadore; ecco che dichiara di cui elli intende, Et una vedovella, per questo mostra che fusse vile donna e di non grande affare, li era al freno; del cavallo lo quale ella tenea co la mano, Di lagrime atteggiata e di dolore; cioè ne lo intallio del marmo, bene scolpita, che parea che si dolesse e piangesse. Intorno a lui; cioè a lo imperadore, parea calcato e pieno Di cavalieri: imperò che 1 la puntava come andava ne l’esercito, e l’aquile nell’oro; finge che i gonfaloni e li stendali che erano portati sopra lo imperadore fusseno d’oro, messi li campi l’aquile nere nel campo ad oro, come è la insegna del romano imperio, Sovr’esso; cioè sopra lo imperadore, in vista al vento si moveno; cioè parea che si movesseno: sì erano scolpite propriamente. La miserella; cioè vedovella, entra tutti costoro; che erano intalliati quive, Parea dire: sì era scolpita: Signor, fammi vendetta Del mio filliuol ch’è morto. ond’io m’accoro; cioè m’uccido. Et elli; cioè lo imperadore, a lei risponder; parea ne lo intallio: Ora aspetta; tu, vedova, Tanto ch’io torni; cioè 2 de l’esercito. E quella; cioè la vedova parea dire: Signor mio; dicea a lo imperadore, Come persona in cui dolor s’affretta; cioè come persona addolorata, che desidera vendetta, Se tu non torni; da l’esercito? Et el; cioè lo imperadore pareva dir: Chi fi’ dov’io; cioè chi fi’ in mio luo-

  1. C. M. che rappresentava come
  2. C. M. cioè dallo