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p u r g a t o r i o x. |
[v. 70-96] |
a s. Gregorio e disse: Esaudita è l’orazione tua, e Traiano è messo
in vita eterna; ma perchè ài addimandato iniusto, però elegge qual
vuoi, o stare una ora in purgatorio, o avere tutto l’tempo de la tua
vita lo mal del fianco e le gotte. Allora.s. Gregorio elesse innansi la
pena del mondo, che quella del purgatorio; e questa istoria finge
l’autore che fusse intalliata quive, contra la tersa condizione dei superbi che dispregiano li minori et ingiuriano, e però induce Traiano
che ad una vedovella fece somma iustizia e mostrò grandissima
umilità, lassandosi rattenere e dire ciò ch’ella volse. Dice così lo
testo: Io; cioè Dante, mossi ’l piè del luogo ov’io stava; cioè prima a
vedere la storia di David, e valicai Virgilio dall’altro lato, Per ravvisar da presso un’altra storia; ecco la cagione, perchè mosse sè del
luogo de la prima, Che dietro da Micol; de la quale fu ditto di
sopra, donna di David, mi biancheggiava; questo dice, perchè lo intallio era nel marmo. Quivi; cioè in quel marmo, era storiata l’alta gloria Del roman principe; cioè di Traiano imperadore lo quale era
co l’esercito, e co la potenzia del romano populo, e co l’adornamento imperiale, il cui gran valore; cioè de la iustizia e de la umilità, e de la clemenzia, Mosse Gregorio; cioè santo Gregorio papa,
ditto di sopra, a la sua gran vittoria; cioè de la pazienzia del dolore del fianco e de le gotte, unde si può dire che fusse martire.
Io dico di Traiano imperadore; ecco che dichiara di cui elli intende,
Et una vedovella, per questo mostra che fusse vile donna e di non
grande affare, li era al freno; del cavallo lo quale ella tenea co la
mano, Di lagrime atteggiata e di dolore; cioè ne lo intallio del marmo,
bene scolpita, che parea che si dolesse e piangesse. Intorno a lui;
cioè a lo imperadore, parea calcato e pieno Di cavalieri: imperò che 1
la puntava come andava ne l’esercito, e l’aquile nell’oro; finge che
i gonfaloni e li stendali che erano portati sopra lo imperadore fusseno d’oro, messi li campi l’aquile nere nel campo ad oro, come è la
insegna del romano imperio, Sovr’esso; cioè sopra lo imperadore,
in vista al vento si moveno; cioè parea che si movesseno: sì erano
scolpite propriamente. La miserella; cioè vedovella, entra tutti costoro; che erano intalliati quive, Parea dire: sì era scolpita: Signor, fammi vendetta Del mio filliuol ch’è morto. ond’io m’accoro; cioè
m’uccido. Et elli; cioè lo imperadore, a lei risponder; parea ne lo intallio: Ora aspetta; tu, vedova, Tanto ch’io torni; cioè 2 de l’esercito.
E quella; cioè la vedova parea dire: Signor mio; dicea a lo imperadore, Come persona in cui dolor s’affretta; cioè come persona addolorata, che desidera vendetta, Se tu non torni; da l’esercito? Et el;
cioè lo imperadore pareva dir: Chi fi’ dov’io; cioè chi fi’ in mio luo-
- ↑ C. M. che rappresentava come
- ↑ C. M. cioè dallo