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Pagina:Commedia - Purgatorio (Buti).djvu/261

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   [v. 1-21] c o m m e n t o 251

ànno l’essere, lo vivere, lo sentire, lo imaginare, lo ragionare e lo intendere, come li angiuli. Benché lo intendere sia anco nelli omini, più perfettamente è nelli angiuli che si chiamano intelligenzie; e tutte queste sono creature: imperò che ogni cosa creata è creatura, et ogni creatura loda lo suo creatore naturalmente quanto in sè è, rappresentando in sè la bontà di Dio. com’è degno Di render grazie al tuo alto 1 vapore: cioè al tuo alto amore e calore in tanto alto, che ad esso con pensieri non si può adiungere. Et in queste tre cose l’autore dà ad intendere la trinità perfetta di Dio: imperò che per lo nome intende la sapienzia del Filliuolo, per lo valore la potenzia del Padre, e per lo vapore la benivolenzia de lo Spirito Santo; e questo àe posto per la prima domanda; cioè sanctificetur nomen tuum; c questo è lo primo dimando che Cristo insegnò a fare i suoi Apostuli e discepoli: imperò che ogni persona perfetta in santità dè principalmente desiderare, a ciò che col desiderio perfetto incominci a meritare, che tutta la creatura ricognosca lo suo creatore. Adiunge l’autore lo suo 2 dimando, lo quale è necessario a coloro che sono nel mondo in stato di penitenzia; e però finge che quelli del purgatorio l’addimandino el primo altresì, per dare ad intendere che sono passati di questa vita co la volontà confermata in grazia, co la quale sono morti, sì che non possano volere se non bene e quel ch’era da volere, mentre che stetteno nel mondo, dicendo: Vegna ver noi; cioè creature ragionevili, la pace del tuo regno; cioè la pace di vita eterna, la quale incominciano a sentire li contemplamenli 3 in questa vita, poi che si sono spacciati di tutte le cure mondane sì, che pacificate sono tutte le loro passioni. Chè noi ad essa; cioè pace, non potem; cioè andare, da noi; cioè per nostra virtù e per nostra potenzia, S’ella non vien; cioè per sua speciale grazia, con tutto nostro ingegno; cioè umano non possiamo andare ad essa pace. E questo àe posto per lo secondo dimando; cioè adveniat regnum tuum; e questo è lo secondo dimando che seguita di po ’l primo: imperò che volendo perfettamente vivere, si dè 4 desideri di pacificare tutte le passioni che ci possano turbare: imperò che, cessato lo impaccio, si può andare salliendo di virtù in virtù infine a Dio. Seguita lo terso dimando di po’ lo secondo: imperò che non si può fare debito sacrificio a Dio, se no co la mente pacifica e riposata, dicendo: Come del suo voler; cioè come del suo libero arbitrio, li Angeli tuoi; dice a differenzia dei dimoni, che non sono più angeli

  1. L’edizione di Vindelino, il Codice Estense e qualche altro ne porgono questa variante - al tuo dolce vapore. E.
  2. C. M. lo secondo dimando,
  3. C. M. li contemplativi
  4. C. M. si dè considerare di pacificare — Il nostro Codice ci porge - desidera, desiderà - infinito privo dell’ultima sillaba, come si è talora usato. E.