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c o m m e n t o |
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mondo, tu padre nostro Iddio, la quotidiana manna; per questo
intende la grazia di Dio, la quale è cibo spirituale dell’anima la
quale sustenta la vita spirituale dell’anima, come sustentava la
manna la vita corporale del populo israelico nel diserto. Senza la qual; cioè manna e grazia, per questo aspro diserto; cioè del
purgatorio intendendo di quelli; et intendendo dei mondani s’intende del mondo: diserto si può chiamare laddove non è la visione
beatificata di Dio, A rieto va chi di più gir s’affanna: sensa la
grazia di Dio va l’omo a rieto nei vizi, sforzandosi d’andare inansi
ne le virtù; e questo àe posto per quarto dimando, cioè panem nostrum quotidianum da nobis hodie. Questo quarto dimando è
necessario, in fine a tanto che l’omo non è in paradiso; e però finge
l’autore che ancora si faccia da quelli del purgatorio: imperò che la
manna litteralmente significa lo cibo corporale, e così lo pane; ma
allegoricamente significa lo cibo spirituale lo quale è la grazia di
Dio, la quale per altro fine si dè dimandare dai mondani, e per altro
da quelli del purgatorio; da’ mondani, acciò ch’ella li preservi dal
male et aiutili nel bene; e da quelli del purgatorio, acciò ch’ella
l’aiuti a purgare tosto li loro peccati. Adiunge poscia il quinto dimando, dicendo: E come noi; cioè peccatori, lo mal ch’avem sofferto;
cioè da altrui, Perdoniamo a ciascun; cioè che ce l’à fatto, e tu; cioè
Iddio, perdona Benigno; in verso l’umana specie, e non guardar lo nostro merto; lo quale è niente a rispetto de la tua grande misericordia: imperò che sensa comparazione Iddio più perdona a noi che
non meritiamo; e questo àe posto per lo quinto dimando; cioè dimitte nobis debita nostra, sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
e questo quinto dimando ci obbliga a perdonare a chi ci offende,
altramente pregheremmo contra noi. Et adiunge lo sesto dimando
del quale molti fanno due; ma lo nostro autore ne fa uno coniunto,
dicendo: Nostra virtù; cioè di noi omini, che di legger; cioè agevilmente, s’addona; cioè si vince, Non sprimentar; cioè nolla provare
e nolla mettere ad esperienzia e prova, coll’antiquo avversato; cioè
col dimonio, lo quale è antico inimico dell’umana specie: imperò
che infin dal primo Adam incominciò ad essere inimico. Ma libera;
la nostra virtù, s’intende, da lui; cioè dal dimonio tu, Iddio padre,
che; cioè lo quale, sì la sprona; cioè sì la perseguita et infestala co
le suoe tentazioni: sempre lo dimonio tenta l’omo per farlo cadere, e
perchè l’omo non è forte come apparve ne la prima battallia che si
lassò vincere da lui, però prega Iddio che non l’arrechi ad esperienzia con lui: imperò che elli ci vincerebbe, se non fusse la grazia
di Dio; e però prega che co la sua grazia ci liberi da le suoe tentazioni. Molti fanno due di questo dimando come appare nell’Evangelo, quando si dice: Et ne nos inducas in tentationem; ecco l’una.