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Pagina:Commedia - Purgatorio (Buti).djvu/513

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   [v. 34-54] c o m m e n t o 503

sono sì poghi che si risolveno in sè medesimi. Diviene alcuna volta che ’l Sole muove li vapori secchi dentro dal seno de la terra, li quali trovando luogo aperto, convertiti in vento esceno fuora; e se non trovano luogo aperto, vanno per le caverne de la terra e sospendella1 e fannola tremare, e quinde si genera lo tremuoto; e se la grosta de la terra non è resistente, apre e periculano allora le terre, e s’ella è resistente non fa danno; ma paura genera in ogni luogo che si sente. Ora veduto questo, è più chiaro lo testo. Dice lo spirito, seguendo questa materia: Nuvule spesse; come sono le turbe, non paian; più su che la ditta scala, nè rade; cioè le nuvule bianche, nè nebbia: ancora per questo si dè intendere che esce dei fiumi e de’ paludi, benchè le ditte nebbie stanno ne la prima regione dell’aire presso a la terra, Nè corruscar; cioè lampeggiare e saettare appare più su, nè fillia di Taumante; questo è l’arco che apparisce in aire, che li Poeti chiamano Iris, e diceno che è messaggiera di Giunone, mollie e suore di Giove, e fingeno che sia deificata per questa cagione. Finge Ovidio, Metamorf. nel primo, che al tempo che Giove visitò lo mondo, non trovato nessuno buono se non Pirra e Deucalione, volse disfare lo mondo et inacquò tutto ’l mondo et indusse lo diluvio et affogò ogni uno, se non Deucalione e Pirra che stetteno in sul monte Parnaso. E secondo altra fizione, Iris che fu filliuola di Taumante, la quale Giuno tirò a sè in cielo e fecela sua donzella perch’ella sempre li avea fatto sacrificio; e perch’ella andasse di cielo in terra a fare le suoe ambasciate, fece quello arco di diversi colori, lo quale è la via per che va Iris; e però l’autore pone ora Iris per l’arco, e però dice: nè fillia di Taumante; cioè non appare più su che la scaletta, Che; cioè la quale Iris, di là; cioè nell’altro emisperio, cangia sovente; cioè cambia spesso, contrade: imperò2 che sempre non appare in uno luogo, anzi sempre in opposito al Sole: imperò che questo arco non è altro, che nuvule illuminate dai raggi del Sole o de la Luna; ma la Luna fa cerchio tondo, e fanno diversi colori secondo che sono rare e dense, sì che le spesse3 fanno lo colore pieno quasi vermillio, e le rare fanno lo colore bianco, e le più rare che spesse fanno colore di fuoco rosso, e le più spesse che rare fanno lo colore verde. Et altri dice che quelli colori vi4 s’approntano dalli elementi: imperò che lo rosso è da la spera del fuoco, e lo verde dell’acqua, e lo bianco dall’aire, e lo vermillio da la terra. La fizione sopra ditta fu fatta da li Poeti in onore di Giove, volendo attribuire a lui quello che àe fatto lo vero Iddio. Due diluvi sono

  1. Sospendella; sospendenla. Qui l’n è cangiato in l per dolcezza di pronunzia. E.
  2. C. M. imperò che questo arco
  3. C. M. spesso fanno
  4. C. M. vi si rappresentano