130Ma tosto ruppe le dolce ragioni12
Un albor che trovammo in mezza strada,3
Con pomi ad odorar soavi e buoni.
133E come abeto in alto si digrada4
Di ramo in ramo; così quello in giuso,
Cred’io, perchè persona su non vada.
136Dal lato, onde ’l cammin nostro era chiuso,
Cadea dell’alta roccia un liquor chiaro,
Che si spandea per le follie ’n suso.5
139Li due poeti all’arbor s’appressaro;
Et una voce per entro le frondi
Gridò: Di questo cibo avrete caro.
142Poi disse: Più pensava Maria, onde
Fosser le nozze orrevili et intere,6
Ch’a la sua bocca, che per voi risponde.
145E le Romane antiche per lor bere
Contente fuoron d’acqua; e Daniello7
Dispregiò cibo, et acquistò savere.
148Lo secol primo quanto oro fu bello:
Fe savorose con fame le ghiande,
E nettare con sete ogne ruscello.
151Mele e locuste furon le vivande,
Che nudriro ’l Battista nel diserto;
Per che elli è glorioso e tanto grande,
154Quanto per l’Evangelio v’è aperto.
- ↑ v. 130. C. A. le dolci
- ↑ v. 130. Ragioni; ragionamenti, discorsi. E.
- ↑ v. 131. C. M. C. A. Un arbor
- ↑ v. 133. C. A. disgrada
- ↑ v. 138. C. A. E si spandeva per le foglie suso.
- ↑ v. 143. C. M. Fussen
- ↑ v. 146. C. M. C. A. furon