Pagina:Commedia - Purgatorio (Buti).djvu/568

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però vuole che ne porti pena rispondendo al pianto, e canti dimandando grazia a Dio e lodandolo e ringraziandolo de la grazia che àe fatto loro, che si sono ricognosciuti del loro peccato, Per seguitar la gola oltra misura: imperò che non mangiò, nè bevve per necessità; ma per diletto più che non si convenia, In fame e sete; cioè sostenendo fame e sete, qui si rifà santa; cioè in questo luogo si purga e monda di tal peccato; e benchè l’autore parli di quelli del pureatorio, secondo la lettera, la intenzione sua è di quelli del mondo li quali per fare astinenzia si purgano di tal peccato. Di ber e di mangiar n’accende cura; cioè desiderio, L’odor ch’esce del pomo; che pende da quelli rami, e de lo sprazo; cioè e de lo spargimento dell’acqua che irriga la pianta; e però dice: Che si distende su per la verdura; cioè su per le follie verde1 de la pianta. E dèsi intendere allegoricamente per quelli del mondo o del purgatorio; cioè che come l’odore del buono cibo e del vino àe acceso l’appetito carnale a mangiare et a bere; così ne la penitenzia accendesi lo desiderio ragionevili2 per la dolcezza che sente l’anima de la beatitudine che aspetta, e de la Grazia Divina che irriga la notizia del bene e del male, rinvigorando la sua verdura3; cioè la sua vivacità: e come tale desiderio adimpiuto4 grassa lo corpo e dimagra l’anima; così tale desiderio, quale ànno quelli che sono in stato di penitenzia fermato nell’anima, ingrassa l’anima di virtù e dimagra lo corpo che fa astinenzia. E non pur una volta; ma più volte, questo spazo Girando: imperò che finge che vadino intorno al monte, si rinfresca nostra pena; cioè si rinova la nostra vollia del pomo e dell’acqua; e perchè àe parlato corrotto, corregge lo suo ditto et usa lo colore che si chiama correctio— ; Io dico pena; cioè Forese, e non dico bene, e dovrei dir solazo; parlando corretto: imperò che questa pena serà consolazione de le nostre anime: imperò che questo aspettare purga la macchia del nostro peccato. Chè quella vollia; cioè imperò che quella volontà ragionevile, all’arboro ci mena; cioè a la pianta che ditta è, la quale finge che si trovi5 tra più luoghi nel cerchio del monte, Che; cioè la qual volontà, menò Cristo lieto a dir Elì; cioè che menò lo nostro Redentore Gesù Cristo a la croce, ne la quale confitto e sospeso gridò: Eli, Eli, lammasabactani; cioè Iddio mio, Iddio mio, perchè m’ài abbandonato? La volontà ragionevile menò Cristo a la passione, che la sensualità temea, Quando ne liberò; cioè quando noi liberò, co la sua vena; cioè col sangue suo sparto fuora de le vene; e pone lo singulari per lo plorali, e però dice co la sua vena; cioè co le suoe vene; lo quale sangue sparse di tutte le suoe

  1. C. M. foglie verdi della
  2. C. M. ragionevile
  3. C. M. verdura con la sua vivacità:
  4. C. M. adempiuto ingrassa
  5. C. M. trovi in due luoghi nel cerchio vi del monte,