Pagina:Commedia - Purgatorio (Buti).djvu/79

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   [v. 118-132] c o m m e n t o 69

così fece: imperò che, accordatosi con Carlo fratello del re Lodovico di Francia duca d’Angiò e conte di Provensa, coronatolo re di Cicilia co la sua forsa, lo sconfisse a Ceparo l’ultimo di’ di febraio nel 1265 1, dove fu ferito e morto lo re Manfredi come fu detto di sopra ne la prima comedia nel canto xxviii; e sotterrato a Benevento nel sepolcro regale ne fe cavare l’ossa suoe di notte e fecele gittar fuor del regno. Nipote di Gostanza imperatrice. Questa Gostansa imperadrice fu filliuola del re Tancredi di Sicilia e mollie de lo imperadore Arrigo v, padre de lo imperadore Federigo secondo, padre del re Manfredi di Sicilia, sicché ben viene nipote de la detta Gostansa. Per questa Gostansa venne lo regno di Sicilia a lo imperadore Arrigo primo: imperò ch’elli 2, preso lo regno e Tancredi e la madre sua la reina Margarita, ne menò seco ne la Magna, e così venne poi lo detto regno a lo imperadore Federico, padre di Manfredi, e poi a Manfredi; e però finge l’autore ch’elli si nominasse nipote di Gostansa, per mostrare come lo regno di Sicilia era disceso a lui 3. Und’io; cioè Manfredi, ti prego; cioè te Dante, che, quando tu riedi; cioè al mondo, Vadi a mia fillia bella; la quale ebbe nome Gostansa ancora, o vero Agostansa, genitrice Dell’onor di Cicilia; perchè fu madre di don Federigo re di Sicilia, e di Ragona; dice, perchè fu anco madre di don Iacopo re di Ragona, E dichi a lei il ver; cioè come m’ài veduto in stato di salute, s’altro si dice; questo dice: imperò che molti diceano che era dannato, perch’era morto scomunicato.

C. III — v. 118-132. In questi cinque ternari finge l’autore che lo re Manfredi dichiari a lui lo modo de la morte sua, dicendo: Poscia ch’io; cioè Manfredi, ebbi rotta la persona; ne la batallia che si fe a Ceparo, Di du’ punte mortali; cioè di du’ ferite mortali; l’una nel cillio e l’altra al sommo del petto, come ditto fu di sopra, Io; cioè Manfredi, mi rendei Piangendo; per contrizione, a Quei che volontier perdona; cioè a Dio. Orribil furon li peccati miei; ecco che s’accusa grande peccatore; Ma la Bontà infinita; cioè Dio, à sì gran braccia; queste sono la misericordia sua infinita e la iustizia,

  1. Anche Ricordano Malispini racconta come la battaglia di Benevento fu in venerdì’ l’ultimo di’ di febbrajo del 1265; ma secondo altri Storici sarebbe seguita nel 1267 addi’ 26 dello stesso mese. E.
  2. C. M. ch’elli, presa la ditta Gostanza per donna, cavata del monastero di Palermo, dove ella era fatta monaca e consecrata, prese lo regno, e Tancredi filliuolo del re Tancredi, e la madre
  3. C. M. a lui; e finge che non lo ricognoscesse, perchè non lo vidde nel mondo, e però finge che avesse le ferite: imperocché la fama liel rappresentava così, che altramente non l’avea cognosciuto, se non per fama: chè non è da credere che l’anime tegnano le ferite che ànno avuto li corpi nel mondo. Und’io;