73Ma perch’io veggio te ne l’intelletto
Fatto di pietra, et impietrato, tinto,1
Sì che t’abballia il lume del mio detto,
76Vollio anco, e se non scritto, almen dipinto.
Che ’l te ne porti dentro a te per quello
Che si reca ’l bordon di palma cinto.
79Et io: Sì come cera di suggello,
Che la figura impressa non tramuta,
Segnato è or da voi lo mio cervello.
82Ma perchè tanto sovra mia veduta
Vostra parola disiata vola,
Che più la perde quanto più s’aiuta?
85Perchè cognoschi, disse, quella scola2
Ch’ài seguitato, e veggi sua dottrina
Come può seguitar la mia parola;
88E veggi vostra via da la divina
Distar cotanto, quanto si discorda
Da terra ’l Ciel che più alto festina.
91Ond’io rispuose a lei: Non mi ricorda,3
Ch’io straniasse me giammai da voi,
Nè ònne coscienzia che rimorda.
94E se tu ricordar non te ne poi,4
Sorridendo rispuose, or ti rammenta,
Come bevesti su di Lete ancoi:5
97E se dal fummo foco s’argomenta,6
Cotesta oblivion chiaro conchiude
Colpa ne la tua vollia altrove attenta.7
- ↑ v. 74. C. A. impetrato,
- ↑ v. 85. Cognoschi; affinchè tutte le coniugazioni fossero pareggiate alla prima nella desinenza. E.
- ↑ v. 91. C. M. rispuosi
- ↑ v. 94. C. M. C. A. puoi,
- ↑ v. 96. C. A. beveste di Lete
- ↑ v. 97. C. A. fumo
- ↑ v. 99. C. A. Colpa della tua voglia